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Pandita Ramabai, la donna che avvicinò la Bibbia agli induisti

RAMABAI

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Sandra Ferrer - pubblicato il 10/07/18

Trovò nella figura di Gesù un esempio da seguire e diffuse la sua parola in India. Tradusse la Bibbia in marathi, una delle lingue più parlate nel suo Paese, e fondò una missione cristiana per aiutare migliaia di donne e bambini bisognosi

Nel 1924 usciva l’edizione completa della Bibbia tradotta in marathi, lingua parlata da milioni di persone in India. La sua autrice, Ramabai Sarasvati, aveva lavorato alla traduzione dei testi sacri dal 1904 alla morte, nel 1922. Con questa traduzione, Ramabai voleva avvicinare più persone possibile alla Parola di Dio, che ella stessa aveva scoperto molti anni prima e che l’aveva fatta convertire al cristianesimo.

Ramabai Sarasvati era nata nel 1858 in una delle caste più elevate dell’India. Durante l’infanzia imparò il sanscrito dal padre, cosa ben poco abituale in un Paese in cui le donne non avevano diritto all’istruzione ed erano costrette a sposarsi quando erano ancora bambine. Suo padre le insegnò anche a credere negli dèi della religione che professava, quella brahmanica, dèi a cui chiese aiuto e consolazione quando la disgrazia si abbatté sulla sua famiglia.

Verso il 1871 una terribile carestia colpì la regione in cui vivevano, e in poco tempo lei e il fratello persero i genitori, mentre gli dèi che avevano implorato rimanevano in silenzio. Ramabai sentì allora che l’avevano abbandonata. Dopo aver vagato per migliaia di chilometri, Ramabai e il fratello arrivarono a Calcutta, dove i saggi della città rimasero impressionati dalle conoscenze linguistiche e religiose della ragazza, alla quale decisero di concedere il titolo di Pandita, che significa “Dottoressa”.

RAMABAI
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A Calcutta Ramabai si sposò con un amico del fratello, che era morto nel 1880. Nella sua nuova casa entrò a contatto con dei missionari cristiani, che le regalarono una Bibbia in sanscrito. La gentilezza di quegli uomini e le parole che lesse nei Vangeli fecerò sì che iniziasse a porsi varie domande. In meno di due anni Ramabai rimase vedova con un bambino piccolo.

Ramabai continuò ad avvicinarsi alle parole di Cristo, scoprendo sorpresa che nel cristianesimo non esistevano caste né le differenze tra uomini e donne per le quali lei aveva tanto sofferto. Ramabai si convinse che le idee di Gesù avrebbero potuto trasformare la condizione delle donne del suo Paese. Durante un viaggio in Inghilterra si convertì al cristianesimo, e anni dopo fondò una missione cristiana in India seguendo i modelli imparati dai missionari. Il suo progetto si basò su una visione che ebbe, ispirata a suo avviso dallo Spirito Santo, secondo la quale migliaia di donne cristiane indù avrebbero portato la Parola di Dio in tutta l’India. Ramabai si coinvolse in varie organizzazioni missionarie cristiane e fondò anche una propria missione, che opera ancora oggi.

Al termine della sua vita decise di realizzare un importante progetto di evangelizzazione: tradurre la Bibbia in una delle lingue più parlate in India, il marathi. Quest’opera le richiese quasi due decenni di duro lavoro, e venne terminata pochi giorni prima della sua morte.

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