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I voti sono l’unica cosa che conta nella vita dei figli?

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Orfa Astorga - pubblicato il 06/07/18

Questo padre di famiglia ci risponde con la sua storia

Sono nato in una famiglia agiata. Ero abituato a non ricevere facilmente un “No” per risposta per la semplice ragione di essere uno studente brillante. Ero quindi una persona fortunata a cui non poteva accadere nulla di male.

Avevo però un brutto atteggiamento:

  • Non avevo alcun senso della disciplina.
  • Avevo una personalità egoista ed egocentrica.
  • Ero esigente e irrispettoso.
  • Non mi curavo della mia salute né della mia sicurezza.
  • Andavo via per lunghi weekend per condurre una vita sfrenata.
  • Non avevo un codice di comportamento morale.

Ho fatto soffrire molto i miei genitori.

Oggi, nell’età matura, mi è chiaro che amare e rispettare i nostri genitori non esclude la nostra responsabilità sia di comprendere i loro errori che di riconoscere ciò che hanno fatto di giusto.

Quali sono stati gli errori dei miei genitori?

  • I miei genitori sono stati iperprotettivi fin da quando ero bambino, e hanno fatto al posto mio molte cose che ero in grado di fare da solo. Erano indulgenti nei confronti dei miei capricci.
  • L’unica cosa che non era negoziabile erano i buoni voti a scuola. Per quello c’erano delle conseguenze.
  • Al di là di questo, i miei genitori mi lasciavano stare pensando che non fossero necessari altri limiti. Credevano che “assicurando” il mio futuro a livello accademico la maturità sarebbe arrivata di conseguenza, e ritenevano di comportarsi da genitori responsabili.
  • Se appariva un ostacolo in un altro aspetto della mia vita, lo rimuovevano semplicemente, come quando ho provocato un incidente con la macchina ritrovandomi a dover pagare un’ingente quantità di denaro per riparare il danno. E io nemmeno mi pentivo.

E ovviamente sono apparse conseguenze ancor peggiori nella mia condotta.

Quando i miei genitori hanno iniziato a rendersi conto dei miei eccessi e del peggioramento dei miei voti hanno cercato di mettermi dei limiti ma non ci sono riusciti, visto che com’era loro abitudine hanno evitato al massimo il conflitto e si sono astenuti dalle punizioni. Solo rimproveri senza conseguenze.

Ho promesso loro che sarei tornato ad essere uno studente brillante, e quindi hanno recuperato la fiducia e sono tornati alle loro concessioni, cosa che avevo calcolato. Ma non sono più riuscito a impegnarmi come prima, perché senza l’abitudine alla temperanza ho continuato a bere nei fine settimana e a perdere la propensione allo studio.

Qual è stata la cosa che i miei hanno azzeccato?

Quando ho cominciato a rubare oggetti in casa per venderli e pagarmi i miei vizi mi hanno affrontato con decisione, e sopportando tutte le mie minacce e i miei ricatti, con cui cercavo di dare loro la responsabilità del fatto di “affondarmi nella vita”, mi hanno tolto la macchina, hanno smesso di pagarmi l’università e mi hanno chiesto di cercarmi un lavoro.

Non l’ho fatto, né ho cambiato condotta, confidando nel fatto che sarebbero tornati ai loro atteggiamenti indulgenti e permissivi… ma sbagliavo.

Una mattina sono stato buttato già dal letto da alcuni ragazzi ben piazzati, che malgrado le mie proteste mi hanno preso con la forza e mi hanno portato in un luogo dove per sei mesi sono stato disintossicato e sottoposto a una terapia psicologica. All’inizio ero sconcertato e depresso, per cui alla prima visita dei miei genitori ho chiesto loro di portarmi via da lì, assicurando che sarei cambiato totalmente. Non lo hanno fatto.

Poco prima di uscire da quell’istituto mi hanno detto che avrei dovuto lavorare senza tornare alla mia condizione di studente, oltre a non cadere in recidive, perché solo a questa condizione mi avrebbero ripreso a casa. Non riuscivo a crederci!

Ma ho dovuto crederci, e sono passato per una riabilitazione che mi è costata sangue, sudore e lacrime, per recuperare in modo costante e definitivo il controllo della mia vita.

Ho terminato gli studi universitari e ora mi sforzo di essere un padre di famiglia responsabile.

Oggi mi è chiaro che educare è un compito tanto importante quanto difficile, pieno di soddisfazioni ma anche di preoccupazioni, paura e incertezza, perché non sappiamo mai se stiamo facendo il meglio per i nostri figli.

Bisogna formarsi al riguardo, assistendo a corsi e laboratori di educazione familiare, in cui, tra le tante cose, ho imparato atteggiamenti importanti nell’educazione dei miei figli, come:

  • Essere molto affettuosi e non evitare il conflitto nell’uso responsabile dell’autorità.
  • Mantenere una comunicazione costante con i figli attraverso gli interessi reciproci.
  • Dettare regole e limiti chiari e collegati alle varie età e necessità.
  • Stabilire norme coerenti e non negoziabili, supervisionando e guidando le condotte verso l’autonomia.
  • Dare importanza al benessere dei figli circa l’acquisizione delle virtù mediante lo sforzo, e non solo ai risultati accademici.

Ora so molto bene che al di là dei loro errori i miei genitori sono sempre stati mossi dall’amore – quello stesso amore che li ha portati a smettere di accettare tutte le mie condotte, incluse le mie espressioni d’ira o di aggressività, per prendere quella che sarà stata la decisione più dolorosa della loro vita: cercare di riscattare la mia.

Grazie a Dio l’hanno fatto.

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