La storia di padre Lamberto ci aiuta a riflettere su come stiamo compiendo la nostra missione cristiana di amare come ama Gesù
“Come può diventare sacerdote visto che è tanto divertente?” È stata questa la domanda che mi ha posto mia nonna quando mio fratello, che era noto per il suo buonumore, è entrato in seminario. Le ho sorriso, pensando tra me e me: “Perché gli uomini divertenti non possono diventare sacerdoti? L’allegria non è un aspetto importante della santità?” Ho comunque capito perché era rimasta sorpresa dal fatto che il suo nipote divertente e affascinante stesse considerando il sacerdozio. Come molti filippini più anziani, vedeva ancora la vocazione in base ad alcuni stereotipi: se sei serio o parli piano puoi scegliere la vita consacrata, se sei rumoroso, divertente o elegante ti devi sposare.
Sappiamo, però, che la santità non è collegata a un tipo specifico di personalità, ma è una vocazione a cui tutti siamo chiamati. La santità è per tutti, indipendentemente dallo stile di vita o dallo stato civile. È per questo che il matrimonio e la vita consacrata sono due espressioni dello stesso mistero: il dono completo, in risposta al dono di Cristo alla sua sposa, la Chiesa.
Questo legame tra il matrimonio e la vita consacrata va al di là del discernimento teologico.
Lo abbiamo visto anche nella storia di padre Lamberto Ramos, diventato sacerdote il 1° giugno 2018 nella diocesi filippina di Antipolo.