Ad un compleanno gli regalò un Vangelo che era la riproduzione anastatica di una versione del Quattrocento. Poco prima di morire chiese al cappellano della clinica San Pio X, dove era ricoverato, di recitare insieme un Padre nostro, «anzi il Pater noster perché preferiva il latino. A mio avviso significa che aveva riconosciuto un Padre. Mi sembrano segni di questa ricerca mai sopita e allo stesso tempo mai conclamata, come era del suo carattere: timido e schivo».
Leggi anche:
Conosci la fiaba delle mani di Dio del grande poeta Rainer Maria Rilke?
I preti buoni e cattivi
Durante la Prima Guerra mondiale un suo caro amico e commilitone, Ettore Crovella, che poi diventò monsignore, gli regalò un libro con questa dedica: “Caro Eugenio, tu sei molto più vicino a Dio di quanto pensi”. «Aveva una sete di conoscenza continua dei temi religiosi – conclude Bianca – aveva studiato le grandi eresie: pelagiani, nestoriani. Mentre mal sopportava – e su questo eravamo molto in sintonia – i preti impegnati. Con il suo modo ironico prendeva in giro i sacerdoti in borghese o peggio i preti operai. Ma aveva sempre grande rispetto dei sacerdoti veri» (Avvenire, 2014).