Chiese al prete di ripeterlo insieme in latino. Fu un suo modo per ricongiungersi con quel Dio che aveva cercato durante la vita
La ricerca di Dio, il culto per i Magi e l’amore per la preghiera del “Padre Nostro”. Alto che ateo! Uno dei maggiori letterati del ‘900 italiano, Eugenio Montale, il “poeta del dubbio”, era un fervido credente. A fare chiarezza sulla sua fede è stata sua nipote Bianca Montale.
La ricerca della fede
Secondo Bianca, allo zio Eugenio «è mancata la “folgorazione” della fede, senza la quale è difficile razionalmente comprendere tante cose della Chiesa». Per questo, a suo avviso, lo zio era «un cristiano senza dogmi».
Nel 1917 nel suo diario, l’autore di “Ossi di seppia” scrive:
“Da tre giorni il dubbio mi par pazzesco, la ragione uno strumento diabolico! Davvero che la Fede è grazia e non si può averla senza una completa sfiducia nelle capriole della logica. Il dubbio è antifilosofico”.
Ma è soprattutto negli ultimi anni di vita che questa sua ricerca diventa più pressante. Scrive meno, quasi nulla per via della malattia. Ma parla. Voleva sapere, conoscere.
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Il bene e il male
«Trascorrevamo giornate intere a discutere, ad esempio, del Bene e del Male, delle eresie del II secolo dopo Cristo. Non erano discussioni astratte – evidenzia Bianca – ma come se volesse avvicinarsi e comprendere questo Altro. Come disse il mio caro amico Carlo Bo, “quel Dio che Montale, come tutti i veri credenti, non nomina mai invano”. In mio zio c’era l’idea di un essere superiore, soprattutto aveva una passione per la figura di Cristo. Prima di andare in ospedale, dove sarebbe morto, sul suo comodino di casa aveva una vita di Cristo».
Il Pater Noster
Bianca rivela che Eugenio teneva sempre nel portafoglio un santino, un’Adorazione dei Magi e sotto la scritta “La bontà di Dio si è manifestata in Cristo”.