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La domanda di ogni figlio adottato: chi mi ha messo al mondo mi amava?

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Figlia di cuore - pubblicato il 04/07/18

"Cari figli adottivi, se siamo qui, è proprio perché quella mamma, la vita nuova in sé l’ha accolta. Non ha abortito. Ha scelto di tenerci".

Tutti i figli adottivi, persino quelli che non lo dicono apertamente o non vogliono ammetterlo, hanno un dramma interiore, quello riguardo alla propria origine, all’abbandono. Tutti desiderano sapere come sono venuti al mondo. Tutti desiderano sapere se sono stati amati, da quando sono stati nella pancia della mamma a quando sono stati adottati.

Spesso ho pensato, anzi ho voluto pensare, che la mia vita fosse iniziata con la mia adozione, con l’incontro con la Miriam ed il Tino (avevo circa due anni!). Non è così, era una bugia. Tutto l’amore grande, immenso che ho ricevuto dai miei genitori adottivi (e che ricevo tuttora), non mi ha levato di dosso fin da piccola certe domande scomode.




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”Ma la mia mamma ed il mio papà dell’India mi volevano bene? Ma come mai se il mio papà mi voleva bene, non mi ha tenuta con lui? Allora vuol dire che non mi voleva bene? Mamma, posso andare in cielo da Gesù a vedere la mia mamma indiana…dopo torno però!”.

La mia vita è iniziata inequivocabilmente e naturalmente nel grembo di mia madre.

Il dramma dei figli adottivi è questo: non sapere davvero fino in fondo se chi li ha messi al mondo li abbia anche amati. Se quell’inizio è stato dentro ad un atto d’amore oppure no. Se quella mamma, nella sua pancia, abbia sentito una vita nuova e l’abbia accolta con amore oppure no.




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Cari figli adottivi, se siamo qui, è proprio perché quella mamma, la vita nuova in sé l’ha accolta.Non ha abortito. Ha scelto di tenerci. Noi siamo frutto di quel sì, forse debole, forse incosciente, ma noi siamo qui.

Alla maggior parte di noi, la vita ha regalato due genitori adottivi speciali, amorevoli, due rocce e anche dei fratelli, spesso. Per altri ha riservato un trattamento più duro. Un abbandono nell’abbandono. Due genitori adottivi che hanno usato dell’adozione come un cerotto per tappare i buchi che il loro rapporto aveva già prima. Oppure genitori possessivi che hanno fatto vivere i loro figli nel subdolo ricatto del: tu mi devi rispetto e onore perché io ti ho salvato dalla tua miserabile vita, non puoi lamentarti né tantomeno cercare le tue origini.

L’adozione è stata seconda occasione per molti e per altri è stata la croce.
Ognuno di noi però in cuor suo può rispondere ad una domanda fondamentale che è l’unica che può permettere di vivere il presente, senza farsi travolgere dalle nebbie del passato: oggi, io sono amato?




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Il passato è ferita, è abbandono, ma è passato. Oggi noi possiamo ricominciare. Possiamo decidere se lasciarci amare dalle persone che la vita ci ha messo accanto (mogli, mariti, fidanzati, fidanzate, amici, amiche, figli, fratelli e sorelle e genitori). E ringraziare perché senza quella mamma che ci ha accolti nella sua pancia, noi non saremmo qui, ammaccati, feriti, con le nostre cicatrici, vero, ma quali meraviglie in meno ci sarebbero al mondo!

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