In sostanza, come si individua l’esistenza di una vocazione in quella persona che vuole entrare nel Seminario? Le porte sono aperte a tutti? E una volta dentro il seminario, cosa accade? La formazione che regole deve seguire per evitare che si ripetano episodi spiacevoli legati anche ad abusi nei confronti dei seminaristi?
La maturazione degli adolescenti

«La pastorale vocazionale – dice la Ratio – mira a riconoscere e accompagnare la risposta alla chiamata interiore del Signore. Questo processo deve favorire la crescita delle qualità umane e spirituali della persona e verificarne l’autenticità delle motivazioni. Lo scopo del Seminario Minore è aiutare la maturazione umana e cristiana degli adolescenti che mostrano di avere in sé i germi della vocazione al sacerdozio ministeriale».
Durante il cammino vocazionale nel Seminario Minore «dovrà essere presa in considerazione la dinamica della crescita della persone, in modo adeguato all’età e con particolare riferimento ad alcuni aspetti: la sincerità e lealtà di fronte a sé e agli altri, il progressivo sviluppo affettivo (…)».
Fragilità da sanare
La Chiesa riconosce in questi ragazzi la presenza di «limiti e fragilità», ma anche di «doti e ricchezze». «Il compito formativo consiste nel cercare di aiutare la persona ad integrare questi aspetti, sotto l’influsso dello Spirito Santo».
Per la formazione del candidato «bisogna riflettere circa l’identità del presbitero. Una prima considerazione deve essere di natura teologica, in quanto la vocazione al presbiterato è radicata e trova la sua ragion d’essere in Dio, nel suo disegno d’amore».
Leggi anche:
Cosa spinge un sacerdote a compiere abusi sessuali?
Ad immagine di Cristo
«L’ordinazione presbiteriale richiede, in chi la riceve, una donazione totale di sé per il servizio al Popolo di Dio, a immagine di Cristo Sposo. Il presbitero è chiamato ad assumere in sé i sentimenti e gli atteggiamenti di Cristo nei riguardi della Chiesa».
“Serenità affettiva”
In una vita donata a Cristo, c’è spazio per una relazione affettiva con un’altra persona? La risposta è negativa. Il seminarista «è anzitutto chiamato a quella serenità di fondo, umana e spirituale, che superata ogni forma di protagonismo o dipendenza affettiva, gli consente di essere l’uomo della comunione, della missione e del dialogo».
La formazione sacerdotale è «un cammino di trasformazione che rinnova il cuore e la mente della persona, affinché essa possa “discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm, 12,2)».
Leggi anche:
Gli incontri di sesso e orge di 40 preti e seminaristi. Facciamo chiarezza
Dire la verità al suo Padre Spirituale
Se si comprende la grandezza della missione da presbitero che gli aspetta, il seminarista capirà anche che è fondamentale relazionarsi «in modo sincero e trasparente coni formatori. I colloqui con loro devono essere regolari e frequenti».