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Gesù è un compagno di viaggio e non di fuga

PANORAMA; VIAGGIO; TRAMONTO

Victoriano Izquierdo | Unsplash

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 02/07/18

Non possiamo tirar fuori Dio solo nel momento del bisogno, Lui vuole esserci accanto nel qui e ora di ogni giorno

In quel tempo, Gesù vedendo una gran folla intorno a sé, ordinò di passare all’altra riva.
Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai».
Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
E un altro dei discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre».
Ma Gesù gli rispose: «Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti». (Mt 8,18-22)

Inevitabilmente quando incontriamo il Signore nella nostra vita, cerchiamo di mettere delle condizioni. Dio deve servirci a qualcosa, diversamente non sapremo cosa farcene. Ad esempio deve servire a darmi tutte le sicurezze che non ho, a curare tutte le mie precarietà, a sanare ogni mia paura. Questa credo sia l’intenzione di fondo dello scriba che per primo si avvicina a Gesù nel Vangelo di oggi: “«Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo»”. Che tradotto significa: “Se mi cerchi perché stai cercando sicurezze, sappi che io sono innanzitutto colui che toglie le sicurezze e costringe al viaggio”.

Gesù non serve a rassicurarci, ma a darci un motivo per cui affrontare tutta la precarietà della vita. Il Dio che tiriamo fuori nel momento del bisogno scompare immediatamente dopo aver risolto il nostro bisogno, ma il Dio di Gesù Cristo, il Dio reale non ci lascia mai non solo nella cattiva sorte, ma anche nella buona. La Sua non è una luce che ci immaginiamo per affrontare il buio, ma è una luce che è con noi anche in pieno giorno. Non è un modo per evitare la vita, ma esattamente un modo per affrontarla. Nessuno può essere Suo discepolo se cerca solo un “punto d’appoggio”. Si può essere Suoi discepoli solo se si accetta che Egli sia compagno di viaggio e non fuga. Allo stesso tempo non si può seguirlo pensando che ci sarà un giorno in cui potremmo farlo e sarebbe bello farlo, ma che questo giorno non è mai oggi ma sempre domani.

Ogni giorno è domani. Ogni giorno con un “valido” motivo per cui ci diciamo che Lo prenderemo sul serio ma non appena avremmo finito di “seppellire una faccenda” in sospeso: “«Signore, permettimi di andar prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi e lascia i morti seppellire i loro morti»”. Se ti sei accorto che oggi il Signore ti sta dicendo una cosa vera, allora non rimandare, fai ciò che è giusto oggi. Attendere in questo caso non è pazienza ma fallimento.

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