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Guerre Stellari: Donald Trump sposta la conquista del mondo sullo spazio

PRESIDENT TRUMP,NATIONAL PRAYER BREAKFAST

Mandel Ngan | AFP

Paul De Maeyer - pubblicato il 30/06/18

La Russia promette una “dura risposta” nel caso di violazione da parte americana del Trattato internazionale di 1967.

Se dipendesse dal presidente americano Donald Trump, allora gli Stati Uniti avrebbero in futuro un nuovo corpo militare: l’US Space Force, cioè una Forza Spaziale.

Il nuovo corpo sarebbe il sesto in totale degli USA [1] e il primo, dopo la creazione dell’US Air Force nel 1947, in seguito alla seconda guerra mondiale.

“Quando si tratta di difendere l’America, non basta avere semplicemente una presenza americana nello spazio. Dobbiamo avere il dominio americano nello spazio”, ha detto Trump lunedì 18 giugno prima di una riunione dello US Space Council, un organismo creato nel 1989 da George H.W. Bush, poi sciolto nel 1993 e reistituito nel giugno 2017 dallo stesso Trump.

Con la presente sto dando istruzione al Dipartimento della Difesa e a Pentagono di iniziare immediatamente il processo necessario per istituire una Space Force come sesto ramo delle forze armate”, ha detto il presidente USA. “Avremo l’Air Force e avremo la Space Force, separata ma equivalente”.

Non è la prima volta che il 45° presidente degli USA tocca il tema della creazione di una Forza Spaziale. “Stiamo diventando molto grandi nello spazio, sia militarmente che per altri motivi, e stiamo seriamente pensando alla Space Force”, così aveva detto Trump il 1° maggio scorso durante una cerimonia nella Casa Bianca.

E ancora prima, cioè il 13 marzo scorso, durante la sua visita alla Marine Corps Air Station Miramar di San Diego, California, Trump aveva già accarezzato l’idea. “La mia nuova strategia nazionale riconosce lo spazio come un possibile dominio di guerra, così come lo sono la terra, l’aria e il mare. Potremmo persino avere una Space Force”, disse il presidente, rivolgendosi ai soldati della base.

Sempre a marzo, il vicepresidente dell’amministrazione Trump e presidente del National Space Council, Mike Pence, aveva spiegato in un articolo pubblicato sul Wall Street Journal, che la Luna rimane un “obiettivo strategico vitale” per gli Stati Uniti e che “l’America deve essere tanto dominante nei cieli quanto lo è sulla Terra”. Nel suo articolo, Pence aveva messo particolarmente in guardia circa le crescenti capacità di jamming (disturbo delle frequenze)e hacking (pirateria informatica) degli avversari degli USA.

Reazioni

Il nuovo corpo delle Forze Armate statunitensi non arriverà subito, perché sia il Pentagono — il Dipartimento della Difesa USA — che il Congresso di Washington dovranno esprimersi. Quest’ultimo “non è necessariamente un percorso facile”, così osserva Garrett M. Graff su Wired.

Lo stesso Congresso aveva respinto già nell’estate scorsa una proposta per creare un corpo militare spaziale o Space Corps, un’idea sostenuta da due esponenti del Partito Repubblicano, Mike Rogers (Alabama) e Mac Thornberry (Texas).

Anche il segretario alla Difesa, Jim Mattis, era contrario alla proposta. “Non desidero aggiungere una Forza Armata separata che probabilmente presenti un approccio più ristretto e persino provinciale alle operazioni spaziali”, così scrisse in una lettera a Mike Turner, membro della Camera dei Rappresentanti per lo Stato dell’Ohio.

Ritornando alla proposta di Trump, lo storico Barry Strauss, professore presso la Cornell University a Ithaca, nello Stato di New York, ha dichiarato che occorre un dibattito pubblico. “Sarà molto controverso”, così ha detto al sito Space.com. “Le questioni logistiche sono controverse; le questioni di finanziamento sono controverse”, ha aggiunto, ricordando che le risorse sono limitate.

“Perché abbiamo bisogno di una Space Force? Cosa farà una Space Force che attualmente non viene fatto dall’Air Force?”. Questa la domanda che si pone Joan Johnson-Freese, professoressa di Affari di sicurezza nazionale presso l’U.S. Naval War College a Newport, nel Rhode Island, citata da Space.com.

La Johnson-Freese mette in dubbio anche l’idea stessa del presidente Trump di “dominare” lo spazio. Si può dominare lo spazio, visto che è infinito? chiede la Johnson-Freese.

“Questo cambia tutto”

Nei media prevale il timore che la creazione di una Space Force possa scatenare una corsa internazionale agli armamenti spaziali, anzi una “guerra fredda spaziale”, come scrive Ramin Skibba su Politico.com. Ma la domanda è se questa corsa non sia già stata avviata.

Infatti, così spiega a sua volta Graff, un evento avvenuto l’11 gennaio 2007 ha cambiato le carte in tavola. Quel giorno, la Cina effettuò con successo un test con un’arma anti-satellite. Un missile balistico lanciato da una base nella provincia dello Sichuan portò un proiettile nello spazio, che poi distrusse un satellite meteo cinese in disuso.

“Questo cambia tutto”, così dichiarò il generale William Shelton, dell’US Air Force, commentando il test. Infatti, se i cinesi riescono ad abbattere un proprio satellite in disuso, allora riusciranno anche ad eliminare i satelliti altrui, un motivo di profonda preoccupazione per i militari statunitensi.

Il mondo di oggi è infatti sempre più satellite-dipendente, e questo vale soprattutto per gli Stati Uniti e forse ancora maggiormente per le loro forze armate. I satelliti infatti sono ormai insostituibili in vari settori della vita, e non solo in quelli della comunicazione e della navigazione sia militare che civile.

Il “fiore all’occhiello” è senz’altro il sistema di posizionamento globale o GPS, “forse il sistema globale più indispensabile che sia mai stato progettato dagli umani”, scrive Graff su Wired. Il GPS — un progetto lanciato negli anni ‘70 dal Dipartimento della Difesa americano e diventato pienamente operativo nel 1994 — fa funzionare ad esempio sia i telefonini che le carte di credito o Bancomat.

“Qualsiasi guasto nel sistema GPS minaccia di far precipitare l’economia globale nel caos”, sottolinea Graff.

Mentre sia la Russia con Glonass che la Cina con BeiDou e anche l’Europa con Galileo hanno sviluppato i loro propri sistemi di posizionamento satellitare, quello statunitense è forse quello più vulnerabile. Infatti, non solo gli USA hanno moltissimi satelliti in orbita — una trentina solo per il sistema GPS –, ma molti di loro hanno già una certa età. Lo stesso generale Shelton ha definito i sistemi statunitensi “arcaici”.

“Alcuni satelliti GPS sono più vecchi delle persone che li gestiscono”, fa notare Graff. Tempo fa, così racconta l’autore, a gestire l’intero sistema GPS erano due giovani membri dell’aeronautica militare americana appena 19enni. Il loro capo, il tenente colonnello Peter Norski, è trentenne.

Mettere KO un satellite

Mentre le forze armate statunitensi stanno nuovamente imparando ad operare unwired, ovvero senza l’ausilio di GPS, i metodi per mettere fuori uso un satellite sono quattro, così spiega il direttore dell’Aerospace Security Project del Center for Strategic and International Studies a Washington DC, Todd Harrison, citato da Graff.

Il primo metodo, usato dalla Cina nel 2007, è proprio quello di un attacco cinetico fisico, cioè il satellite viene distrutto dall’impatto con un’arma ASAT o anti-satellite.

Non cinetico invece è il secondo metodo: il satellite viene messo a tacere senza toccarlo fisicamente, ad esempio con micro-onde o anche con raggi laser.

Il terzo metodo invece è quello dell’attacco elettromagnetico, ad esempio con il jamming. Circa 1.000 aerei e 700 navi hanno segnalato nel 2016 problemi con il loro segnale GPS vicino alla Corea del Nord. Si presume che il regime di Pyongyang abbia comprato jammers russi. Un altro metodo di tipo elettromagnetico è quello detto spoofing. Quest’ultima tattica consiste nel fornire informazioni sbagliate al satellite bersaglio.

L’ultimo e quarto metodo è quello dell’attacco informatico o cyberattack. Nel gennaio scorso, così ha riferito l’azienda americana Symantec – produttrice del noto antivirus Norton -, hacker cinesi si sono intrufolati in satelliti usati da compagnie americane e asiatiche. Secondo la Symantec, gli hacker hanno infettato i computer che controllavano i satelliti e avrebbero quindi potuto modificare le orbite e anche interrompere il traffico di dati.

Detriti spaziali

L’ultima grande minaccia per un satellite sono i detriti spaziali, detti anche detriti orbitali, un fenomeno che ha conosciuto negli ultimi anni un aumento vorticoso. Quando si parla di detriti spaziali può trattarsi sia di frammenti piuttosto grandi, cioè veri e propri rottami spaziali, ad esempio frammenti di satelliti esplosi o di stadi di razzi, e inoltre di materiale andato perso durante alcune missioni spaziali — come ad esempio una macchina fotografica perduta dall’astronauta USA Michael Collins — o di frammenti molti più piccoli, come polveri o scaglie di vernici. Quest’ultimi microdetriti creano delle nuvole, temute per la loro azione abrasiva.

Mentre secondo alcune stime ci sono più di 100 milioni di detriti spaziali in orbita, si calcola che solo il test anti-satellite cinese del 2007 abbia causato altri 150.000 nuovi frammenti, piccoli e meno piccoli, che a loro volta hanno gravemente danneggiato e forse persino messo fuori uso il satellite russo Blits nel 2013. E nel 2009 un satellite russo dismesso ha colpito un satellite per telecomunicazioni USA del sistema Iridium. L’impatto ha provocato una nuvola di almeno 500 nuovi frammenti.

Cosa vuole Trump

La grande domanda che rimane è la seguente: cosa prevede esattamente il progetto del presidente Trump? Per ora non si sa, perché “questione di sicurezza nazionale”, scrive Skibba. Il presidente, continua l’autore, non ha specificato ad esempio se la Space Force continuerà le attività dell’US Air Force o invece ne lancerà delle nuove, come lo sviluppo di nuovi sistemi di armi offensive o difensive.

In certo senso gli USA hanno già sistemi ASAT. Nel 1985, un missile ASM-135 ASAT lanciato da un caccia F-15 mise in orbita un veicolo che ad una quota di oltre 500 km ha intercettato e poi distrutto il vecchio satellite americano Solwind P78-1. Mentre questo programma fu cancellato, un missile SM-3 partito dall’USS Lake Erie, un incrociatore lanciamissili Aegis della classe Ticonderoga, distrusse nel 2008 ad una quota di 240 km il satellite fuori controllo USA-193.

“Dura risposta” annunciata dalla Russia

La Russia ha già reagito all’iniziativa di Trump e ha promesso una “dura risposta” nel caso di violazione da parte statunitense dell’Outer Space Treaty del 1967, il trattato internazionale sull’esplorazione e sull’uso dello spazio esterno.

“Se gli Stati Uniti si ritirano dal trattato del 1967 che vieta le armi nucleari nello spazio, allora, ovviamente, non solo noi, ma anche altri Stati seguiranno con una dura risposta volta a garantire la sicurezza mondiale”, ha avvertito il presidente del Comitato di Sicurezza e difesa della Camera alta russa, Viktor Bondarev.

*

[1] Gli altri corpi sono: US Army (esercito), US Navy (marina), US Marine Corps (Corpo dei marines), US Air Force (aeronautica) e infine US Coast Guard (guardia costiera).

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