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Qual è la soluzione che il Papa chiede per i rifugiati?

IMMIGRATION

Giannis Papanikos - Shutterstock

Salvador Aragonés - pubblicato il 27/06/18

L'ONU lavora per un Patto Mondiale: gli Stati membri dell'ONU saranno generosi e solidali con questi 68,5 milioni di persone?

Il problema degli sfollati forzosi nel mondo è aumentato del 50% negli ultimi dieci anni secondo i dati dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati (ACNUR), e oggi sono già 68,5 milioni.

Di questi, 25,4 milioni sono rifugiati, cifra che nel 2017 è arrivata a 2,9 milioni in relazione al 2016. A questi bisogna aggiungere 40 milioni di persone costrette a vivere sfollate, e 3,1 milioni che hanno fatto richiesta d’asilo.

Con le cifre menzionate in precedenza, risulta che nel 2017 circa 44.500 persone si sono viste costrette ogni giorno ad abbandonare la propria casa.

Le cifre in genere sono molto fredde, soprattutto quando si tratta di decine di milioni. Non bisogna mai dimenticare che dietro ogni persona c’è un dramma personale, ovvero che ci sono 68,5 milioni di drammi personali da risolvere che hanno bisogno della collaborazione di tutti i Paesi del mondo, di tutti i cittadini del mondo, perché si tratta di persone e non di merci. E non è un problema che interessa un unico continente, perché è davvero globale.




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Per questo motivo, l’Alto Commissario ONU per i Rifugiati, Filippo Grandi, ha detto che solo un Patto Mondiale sui rifugiati e i migranti può risolvere o almeno alleviare tanta sofferenza umana, perché “nessuno diventa rifugiato per scelta, ma ciascuno di noi può scegliere come aiutare”.

Questo Patto Mondiale, che potrebbe essere approvato all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dell’autunno prossimo, è sostenuto anche da Papa Francesco.

Cosa chiede il Papa per i rifugiati e gli sfollati? Ricordando la Giornata Mondiale per i Rifugiati ha detto: “Auspico che gli Stati coinvolti in questi processi raggiungano un’intesa per la protezione di chi è costretto a lasciare il proprio Paese”. Bisogna cercare tra tutti gli Stati un patto mondiale sulla questione per come si presenta attualmente e su un’immigrazione sicura, regolare e ordinata.

Il Pontefice ha anche segnalato l’importanza di prestare più attenzione a ciò che vivono spesso con grande ansia e sofferenza questi fratelli costretti a fuggire dalla propria terra a causa di conflitti e persecuzioni.

Chi sono i destinatari di questo Patto? Non sono numeri, ma persone… eccole:

Da dove vengono i rifugiati

Abbiamo detto in precedenza che i rifugiati e gli sfollati sono di tutti i continenti, ma il più alto numero di rifugiati è quello della Siria, con 6,3 milioni di persone sfollate a causa dei sette anni di guerra civile nel Paese. Sono il 14% in più rispetto all’anno precedente. Segue l’Afghanistan con 2,6 milioni (il 5% in più) e il Sud Sudan con 2,4 milioni, un milione in più che nel 2016.

Anche il Myanmar è entrato tra i dieci Paesi con il più alto numero di rifugiati, con quasi un milione di rohingya che ha dovuto spostarsi in Bangladesh. Seguono, nell’ordine, Somalia, Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centroafricana, Eritrea e Burundi.




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I dieci Paesi recettori di migranti sono stati la Turchia con 3,5 milioni di rifugiati, prevalentemente siriani, il Pakistan con 1,4 milioni, l’Uganda con 1,4 milioni, soprattutto Sudanesi del Sud, il Libano con quasi un milione, l’Iran con 979.000, la Germania con 970.400 (45% in più rispetto all’anno precedente), il Bangladesh con 906.000 (principalmente rohingya), Sudan, Etiopia e Giordania.

Quanto agli sfollati interni, c’è la drammatica situazione della Colombia (per via delle FARC), della Repubblica Democratica Congo e di Somalia, Yemen, Sudan, Sud Sudan, Afghanistan, Ucraina, Nigeria ed Etiopia, tutti con un uno o più milioni di sfollati.

Patto Mondiale

Il Patto Mondiale, di cui esiste già una bozza, consiste nel dare una risposta globale ai problemi dei migranti e dei rifugiati perché ricevano un trattamento umano e dignitoso dal momento della partenza a quello dell’arrivo, e accoglienza e stabilità nel luogo di destinazione. Il Patto vuole stabilire una cornice internazionale più umana di quella attuale.

Contempla un’assistenza globale per le persone, comprendente assistenza sanitaria, istruzione, impiego, cura dei più deboli, documenti, registri civili, sicurezza alimentare, alloggio, sicurezza e protezione, nonché pianificazione e previsioni di accoglienza.

Vengono contemplati anche il sostegno ai Paesi d’origine, il rimpatrio volontario, il ricollocamento e accordi di recezione immediata.

Tutto questo non sarà possibile senza un’ampia cooperazione internazionale, come ha già segnalato la Convenzione relativa allo Statuto dei Rifugiati del 1951.

Non va dimenticato che non si tratta più solo di rifugiati per motivi politici, rivoluzioni, persecuzioni o conflitti, ma di affrontare il tema degli sfollati a causa dei disastri naturali, come inondazioni, eruzioni vulcaniche o terremoti.


GIOVANNI CONTE

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L’introduzione della bozza del patto dice che il suo successo dipenderà dai progressi in questi settori: sistemi di distribuzione dei rifugiati e carico condiviso, rafforzamento dei sistemi nazionali di protezione, migliori condizioni socio-economiche per le persone rifugiate e le comunità di accoglienza e maggiori sforzi per risolvere situazioni prolungate.

Gli Stati e la comunità internazionale saranno ricettivi di fronte a un tale bisogno di solidarietà? È un lavoro che andrà realizzato non solo a livello diplomatico, ma soprattutto a livello di opinione pubblica, per impedire che i populismi impediscano al Patto Mondiale di andare avanti.

L’Unione Europea studierà già questo fine settimana il tema dei rifugiati nella riunione del Consiglio d’Europa.

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