Il rancore è un veleno, ma siete voi a decidere se assumerlo o meno
Quando ci fanno del male, la nostra reazione immediata è non voler perdonare. Ci sentiamo offesi, delusi, e in certi casi profondamente addolorati, ma questa reazione tanto comune e naturale ha anche le sue difficoltà.
È vero che a breve termine mantenere il rancore può impedire che il danno prosegua, ed è per questo che in genere non perdoniamo subito la persona che ci ha fatto soffrire. Ma se continuiamo a serbare rancore per una persona per molto tempo, è come se fossimo mentalmente prigionieri di una situazione che non esiste più. Questo ci provocherà ogni tipo di sentimento intenso, che può arrivare a provocarci una sofferenza superflua.
Due degli stadi più negativi che la mente può mantenere, e che si verificano per il fatto di non saper perdonare in tempo, sono l’odio e la rabbia. Seneca ha descritto l’odio e la rabbia come le emozioni più terribili e frenetiche. In molte occasioni, i danni che ci provocano sono molto superiori ai possibili benefici che possono arrecarci se continuiamo a serbare rancore.
Perdonare chi ci ha danneggiato, però, non è facile quanto desiderare di farlo. Una volta che accettiamo gli effetti negativi del fatto di mantenere l’odio e vogliamo imparare a perdonare le persone che in passato ci hanno fatto soffrire, la domanda successiva è evidente: come possiamo riuscirci?

Se qualcuno incontra una persona ferita da una freccia, non perde tempo a chiedersi da dove sia venuta per analizzare di che tipo di legno è fatta; al contrario, si concentrerà nel tentare di estrarla immediatamente per minimizzare le lesioni. Dovremmo fare lo stesso con la sofferenza, eliminandola quanto prima, senza lasciare altro spazio perché continui a danneggiarci. Di seguito descriveremo alcune delle ragioni più potenti per iniziare a praticare il perdono.