“Dio è morto” è stata la chiave. Poi Augusto, la malattia, e il concerto da brividi con Giovanni Paolo II
Cinquantacinque anni di carriera, gli ultimi 26 trascorsi senza la voce di Augusto Daolio, scomparso nell’ottobre 1992.
I Nomadi si raccontano al Corriere della Sera (27 giugno) attraverso Beppe Carletti, il tastierista e attuale leader di uno dei gruppi più longevi della musica italiana, nati nel 1963.
Dio è morto
Sulle note di uno dei loro più grandi successi, “Dio è morto“, sono diventate una delle band più ascoltate nelle parrocchie tra gli anni ottanta e novanta. Afferma Carletti:
«Radio Vaticana fu l’unica emittente a trasmettere la nostra canzone, scritta da Francesco Guccini, ‘Dio è morto’, che è diventata il brano-simbolo della band, per diverse generazioni». Mentre la Rai censurò quel brano. «Nelle parrocchie, però, in quegli stessi anni, andavano di moda le cosiddette ‘Messe Beat’, con band parrocchiali che cercavano di invitare, in un modo alternativo, più fedeli alle celebrazioni: bene, “Dio è morto” era più suonata degli stessi campanili delle parrocchie».
Ma come nacque la simpatia tra “Dio è morto” e il Vaticano? Sarebbe “complice” una foto che ritrae i Nomadi mentre regalano il disco a Paolo VI durante un’udienza; il “placet” definitivo però arrivò con Papa Wojtyla, che ascoltò il brano nel corso del raduno dell’Azione Cattolica nel 1982 (Il Sussidiario, 29 luglio 2017).
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Il concerto a San Pietro
Ed è proprio Giovanni Paolo II ad alimentare un ricordo indelebile nella memoria dei Nomadi, quando esattamente 20 anni fa, si esibirono in Piazza San Pietro.
«Ad un certo punto – ricorda Beppe – ho avvertito qualcosa di strano: proprio in quel momento è arrivato il Papa. Allora capisci che le persone eccezionali esistono e, se sono lì, un motivo c’è» (Gazzetta, di Reggio, 23 giugno).
Augusto e il dialogo con Dio
I Nomadi tendenzialmente non nascono come un gruppo religioso o composto da persone particolarmente credenti.
Il leader Augusto, ricorda un suo amico, «inizialmente si definiva “non credente” e ci teneva a dire che non era ateo. Ateo, diceva lui, era colui che aveva stabilito definitivamente che non esiste alcun dio, non credente è colui che non ne ha alcuna certezza e che quindi è ancora in ricerca».
Ma qualcosa è cambiato durante la malattia, un cancro ai polmoni che gli stroncato l’esistenza nel 1992. Le persone più care che lo hanno conosciuto testimoniano che c’era stato un avvicinamento tra Augusto e la fede proprio in quei momenti drammatici. E se pure non fu una conversione piena, la storica voce della band coltivò un dialogo con Dio, che probabilmente aveva avviato quando compose “Dio è morto”.
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