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Come due promesse hanno trasformato un bambino di sei anni in un calciatore di fama mondiale

ROMELU LUKAKU

AP

Cerith Gardiner - pubblicato il 26/06/18

La partecipazione del calciatore belga Romelu Lukaku a questi Mondiali è la risposta alle sue preghiere

Molti bambini sognano di diventare una stella del calcio per amore della fama, della gloria o semplicemente dello sport, ma un calciatore di classe mondiale, Romelu Lukaku, ha deciso che sarebbe diventato un campione di calcio alla tenera età di sei anni, di modo che i suoi genitori poveri non avrebbero più dovuto fare a meno dell’elettricità o allungare il latte con l’acqua.

In una forte intervista concessa a The Players’ Tribune, l’attaccante belga ha raccontato un episodio della sua infanzia che lo ha influenzato così profondamente da determinare il suo futuro.

Durante la pausa pranzo a scuola, Lukaku tornò a casa trovando la madre che gli preparava da mangiare: sempre pane e latte – ed era anche il suo primo pasto della giornata, visto che non facevano mai colazione. Vide sua madre aggiungere dell’acqua al latte e capì che erano non solo poveri, ma completamente al verde. Al padre non era rimasto più un soldo della sua carriera da calciatore professionista, e sua madre non aveva un lavoro. Stavano senza elettricità per settimane, e una tazza di acqua calda diventava una doccia di fortuna.


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Quando si rese conto di tutto questo Lukaku rimase in silenzio, non volendo che la madre “si stressasse”. Bevve il suo latte annacquato, ma ricorda quel momento come se fosse accaduto solo ieri: “Quel giorno ho fatto una promessa a me stesso… Sapevo esattamente cosa dovevo fare e cosa avrei fatto”.

La risposta era il calcio.

Determinato a offrire alla madre una vita migliore, ha riunito tutte le sue forze e le sue preghiere per trasformare il suo sogno in realtà.

“Ricordo che ero seduto al buio con mio fratello e mia madre. Recitavo le preghiere e allo stesso tempo pensavo, credevo, sapevo che sarebbe succeso”, ha confessato il giocatore.

Il devoto cattolico, che legge la Bibbia tre volte al giorno, ha condiviso la sua promessa con il resto della famiglia quando un giorno è tornato a casa da scuola e ha trovato la madre in lacrime. Ha detto ai suoi cari del suo progetto di giocare per un’importante squadra belga. All’epoca non sapeva che avrebbe dovuto avere un po’ più di sei anni!

Quando suo padre gli ha detto che per iniziare una carriera professionale avrebbe dovuto aspettare di averne 16 non si è scoraggiato. Anche a scuola “ogni partita che ho giocato era una finale”. L’incredibile motivazione in un bambino così piccolo derivava semplicemente dall’amore e dalla devozione nei confronti della madre.

Ogni anno che passava, Lukaku aumentava i goal segnati: a 12 anni ne segnò 76 in 36 partite. A motivarlo c’era anche una promessa che aveva fatto al nonno, che viveva in Congo, Paese d’origine di entrambi i suoi genitori. “Puoi prenderti cura di mia figlia?”, gli aveva chiesto il nonno. Un confuso Lukaku gli aveva assicurato che sarebbe andato tutto bene. L’anziano era morto appena cinque giorni dopo.




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Quattro anni dopo, a 16, la forza mentale combinata con la necessità di mantenere le sue promesse, Lukaku ha firmato un contratto con la squadra belga dell’Anderlecht. Nei play off di fine stagione, il giovane adolescente ha debuttato a livello professionale come sostituto, mentre i suoi amici lo guardavano ammirati.

“Quel giorno abbiamo perso la finale, ma ero già in Paradiso”, ha confessato Lukaku. “Avevo mantenuto la promessa fatta a mia madre e a mio nonno. In quel momento ho capito che ce l’avremmo fatta”.

L’attaccante oggi 25enne continua a colpire giocando per una delle squadre inglesi più importanti, il Manchester United, e ai Mondiali di quest’anno rappresenta anche il suo Belgio natale. Continua sempre a nutrire la propria fede, e nel 2014 ha anche compiuto un pellegrinaggio a Lourdes. Il giovane giocatore è sempre pronto a farsi il segno della croce quando segna un goal, cosa che grazie ai talenti che Dio gli ha donato succede spesso e volentieri.

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