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Il tipo più doloroso di rifiuto (e come affrontarlo)

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Calah Alexander - pubblicato il 25/06/18

Come accettare le emozioni spiacevoli e andare avanti

A Camp Gladiator, uno dei nostri motti è #bettertogether. Ciò vuol dire che noi formatori lavoriamo come una squadra, e quando qualcuno si iscrive gli lasciamo scegliere la location che pensa funzionerà meglio.

È un ottimo modello perché promuove davvero la costruzione della squadra. Ma non mentirò, quando qualcuno sceglie un altro formatore e non me mi urta un po’ – anche se conosco e voglio bene a tutti i fantastici formatori della nostra squadra. Nessuno ama il rifiuto, che si verifichi in un colloquio di lavoro o a un primo appuntamento, ma alcuni rifiuti – o, specificatamente, un certo tipo di rifiuto – fanno più male di altri.

Secondo Ladders, tendiamo a sentirci rifiutati in modo più spiccato e per più tempo quando il rifiuto è accompagnato da un paragone con un’altra persona piuttosto che essere un “No” secco.

Uno studio recente pubblicato sul Personality and Social Psychology Bulletin ha scoperto che quando un rifiuto implica un confronto tra noi e un’altra persona sentiamo la fitta persistente di quell’offesa ben più di quanto sentiremmo un “No”senza mezzi termini.

Per provarlo, i ricercatori hanno reclutato più di 100 partecipanti e li hanno divisi in squadre di tre persone in cui veniva detto loro che avrebbero completato dei rompicapo per testare come lavoravano insieme i gruppi. In ogni trio c’erano sempre due persone al corrente del piano, che seguivano le indicazioni dei ricercatori su come agire. In metà dei gruppi, il terzo componente ignaro doveva guardare un altro partecipante scegliere di lavorare con la seconda persona anziché con lui. Nell’altra metà, uno degli attori sceglieva semplicemente di lavorare da solo piuttosto che collaborare con gli altri. I partecipanti che dovevano guardare gli altri due fare squadra senza di loro hanno riferito di provare emozioni molto più negative di tristezza e rabbia e si sono risentiti con chi non li ha scelti molto più di quelli che hanno guardato semplicemente chi li ha rifiutati lavorare da solo.

Questo è interessante a vari livelli, e ci dice molto della necessità umana di appartenenza. In primo luogo, che si tratti di un rifiuto lavorativo, in un appuntamento o in un’amicizia, incosciamente sappiamo sempre che qualsiasi posto volevamo verrà occupato da qualcun altro. Se si tratta di un lavoro, si sa che si verrà rifiutati perché manca qualcosa che il datore di lavoro sta cercando. E anche se il posto è ancora disponibile per un po’, alla fine verrà occupato da qualcuno che ha quello di cui noi manchiamo.

Lo stesso vale per qualsiasi tipo di rapporto – o non si ha quello che l’altra persona sta cercando, o si ha qualcosa che non sta cercando. E un giorno sapete che troverà una persona che ha ciò che desidera.

La nostra mente, però, in genere non si sofferma sulla persona futura e incerta che prenderà il posto che vogliamo, concentrandosi in genere sui sentimenti negativi che suscita il fatto di essere rifiutati. Ad ogni modo, se la persona che soddisfa i requisiti è proprio di fronte a noi è impossibile ignorare il senso di invidia, dispiacere ed esclusione che si prova.

Uno dei tratti profondamente radicati nella psiche umana è il bisogno di appartenenza. È questo che ci ha permesso di sviluppare società stabili e di progredire come civiltà – ma è anche questo rende il rifiuto più doloroso. Abbiamo bisogno di appartenere a qualcosa in modo profondo e primordiale, e un rifiuto accompagnato da un giudizio comparativo (Questa persona è meglio di te) è un attacco diretto a questo bisogno di appartenenza.

Da un lato non si può fare molto al riguardo, perché fa parte della vita, dall’altro dobbiamo compiere passi attivi per proteggerci dall’acuire il dolore del rifiuto. Se siete stati respinti da un posto di lavoro, respingete l’impulso di sminuire la persona che l’ha ottenuto (o, se la conoscete, cercate di non paragonarvi a lei). Alla fine, il lavoro non era quello giusto per voi, come voi non lo eravate per lui, quindi consolatevi sapendo che quando arriverà il lavoro adatto a voi sarete l’unica persona da scegliere.

Lo stesso vale per i rapporti interpersonali. Non vi accanite contro il vostro ex sui social media e non soffermatevi sulle foto che lo ritrae con la sua nuova fiamma – vi farà solo sentire peggio e impedirà che possiate guarire e andare avanti per trovare la persona che fa per voi. Ricordate che avete doni, talenti e qualità unici che non potranno non attirare la persona adatta a voi… quindi siate pazienti! Meglio aspettare la cosa giusta, che sia un lavoro o una persona, che costringersi a occupare una posizione che non fa per voi.

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