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Il sistema dei crediti sociali cinese: il vero “Grande fratello” del futuro?

CREDIT SCORE
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Paul De Maeyer - pubblicato il 23/06/18
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Un enorme database raccoglie dati sulle attività dei cittadini, permettendo alle autorità di valutare la loro “affidabilità”. Una realtà che potrebbe avverarsi nel resto del mondo, grazie ai nuovi giganti della tecnologiaIn Paesi occidentali come Regno Unito e Stati Uniti esiste il cosiddetto Credit Score, ossia il punteggio di credito, un meccanismo che rivela l’affidabilità creditizia di una persona e permette quindi agli istituti finanziari di valutare il rischio di insolvibilità di un cliente.

Il progetto invece che sta portando avanti la Cina non solo è molto più grande — non dimentichiamo che il colosso asiatico conta attualmente oltre 1,4 miliardi di abitanti — ma anche molto più ampio. Pechino infatti sta lavorando ad un sistema di credito sociale o Social Credit System, che dovrebbe diventare obbligatorio a partire dal 2020.

L’ambizioso progetto, annunciato nel 2014 da parte del Consiglio di Stato, mira a mettere in piedi un enorme database, che conterrà i dati sulle attività più variegate dei singoli cittadini, permettendo poi alle autorità di valutare la loro “affidabilità” e di fare una distinzione tra quelli più e meno virtuosi.

Una prima spinta al progetto è stata data il 1° maggio scorso, giorno della Festa dei Lavoratori. Chi, a partire da questa fatidica data, ottiene un basso punteggio sociale viene inserito in una lista nera, venendo così impossibilitato ad acquistare biglietti di aerei o treni per un periodo fino ad un anno, così riporta il quotidiano francese Le Figaro, che menziona due comunicati pubblicati nel marzo scorso dalla Commissione Nazionale per lo Sviluppo e le Riforme.

Una volta messo in piedi, il sistema di punteggio sociale non si limiterà ai singoli cittadini, ma valuterà inoltre i funzionari e tutte le persone giuridiche, inclusi enti e società. L’obiettivo è, così scrive il sito Wired.it, quello di rafforzare “la sincerità negli affari governativi, quella commerciale, sociale e la costruzione della credibilità giudiziaria”.

Il modello Sesame Credit

Il meccanismo del punteggio sociale esiste in Cina già a livello aziendale. Nel 2015 Pechino ha autorizzato infatti otto società private a sviluppare sistemi di valutazione sociale. Tra queste spicca il gruppo Ant Financial Services (AFSG, una società affiliata al gigante cinese dell’e-commerce Alibaba), che nello stesso anno ha lanciato il sistema di punteggio “sesamo” o Sesame Credit.

Il sistema di credito sociale messo a punto dal gruppo Alibaba prende in considerazione vari fattori o elementi, tra cui la puntualità con la quale vengono pagate le bollette e gli acquisti effettuati online. “Ad esempio, qualcuno che gioca ai videogiochi per dieci ore al giorno, non sarebbe ben giudicato”, dichiara il direttore per la Tecnologia di Sesame, Li Yingyun, citato da Wired Italia.

Ricevere un punteggio alto può risultare molto vantaggioso per i circa 400 milioni di utenti della piattaforma Alibaba.

In un tentativo di ridurre le lunghe liste d’attesa, un ospedale universitario di Shanghai offre agli utenti di Alibaba con un punteggio superiore a 650 un bonus di 1.000 yuan (quasi 135 euro), consentendo in questo modo di vedere un medico senza dover fare la fila per pagare, così riporta a sua volta il sito Wired UK.

Mentre per poter iscriversi al popolarissimo shooter game (gioco di sparatorie) Counter Strike Global Offensive occorre fornire oltre ai dati della carta d’identità anche il Sesame Credit, il sito Zhenai.com — che con circa 140 milioni di utenti è il più importante sito cinese per gli incontri online — offre ai suoi iscritti aventi un alto punteggio Sesame una migliore visibilità sulla sua pagina web.

Chi ci perde

Nel 2015 la Suprema Corte del Popolo della Repubblica Popolare Cinese ha iniziato a collaborare con Sesame Credit, che toglie punti agli utenti che non pagano le loro multe o fatture. “Dobbiamo premiare coloro che mantengono la loro parola e punire quelli che non mantengono le loro promesse”, ha dichiarato al China Daily un esponente di Ant Financial, Chen Wenjin.

Finire sulla lista nera e ricevere un rating negativo su Sesame è un duro colpo per molti cittadini cinesi morosi. Lo dimostra l’esempio di un uomo, che una mattina ha chiamato la Corte del Popolo della contea di Songyang (provincia dello Zhejiang),  con la disperata richiesta di toglierlo quanto presto dalla lista nera, perché aveva pagato la fattura medica non saldata.

A mettere alla gogna i cittadini insolventi è stata nell’agosto scorso la Corte del Popolo del distretto di Shunqing (Sichuan). Chi provasse a chiamare le persone in questione, infatti, si sentirebbe rivolgere prima un messaggio preregistrato, il quale svela come la persona in questione sia finita sulla lista nera della Corte perché non ha pagato i suoi debiti.

“Ai parenti e agli amici dei debitori viene ricordata la loro mancanza di credibilità, che mette i debitori sotto pressione”, ha raccontato Xi Tao della Shunqing District Court. Come ricorda il China Daily, corti nelle province di Hubei, Henan e Jiangsu hanno preso provvedimenti simili.

Secondo i calcoli del sito Business Insider, il sistema del punteggio sociale ha impedito a milioni di cittadini cinesi di viaggiare in aereo o con un treno ad alta velocità. Chi finisce sulla lista nera pubblicata sulla pagina Internet della Suprema Corte del Popolo non può neppure prenotare in un albergo a quattro o cinque stelle, mandare la propria prole ad esclusive scuole private o acquistare articoli di lusso online.

Modello per il resto del mondo?

Secondo Flora Sapio, membro del consiglio direttivo della Foundation for Law & International Affairs (FLIA) a Washington DC (USA), citata dal sito Pagina99, “se implementato correttamente, il ‘credito sociale’ potrebbe contribuire al miglioramento del mercato e al controllo dei comportamenti scorretti da parte di cittadini e aziende”. Fiduciosa è anche la presidente e fondatrice della FLIA, Zhu Shaoming. “Quando il sistema per definire il ‘credito sociale’ verrà definito e accettato, diventerà un modello per il resto del mondo”, così ha dichiarato.

Per il ricercatore e sinologo belga presso l’Università di Leida, in Olanda, Rogier Creemers, l’obiettivo principale del sistema non è reprimere il dissenso — lo Stato cinese ha già molti strumenti a sua disposizione, così osserva –, ma “una migliore gestione dell’ordine sociale lasciando il Partito saldamente al comando”.

Allo stesso tempo è legittima la preoccupazione che il sistema del credito sociale possa sfociare in un “autoritarismo sostenuto dalla tecnologia” diverso da qualsiasi altro, sostiene Charles Rollet su Wired UK. Ad un giornalista indipendente è stato impedito di acquistare biglietti d’aereo, così ricorda.

Secondo l’autore, il sistema di punteggio sociale viene abusato per reprimere ciò che le autorità cinesi usano chiamare “organizzazioni sociali illegali”. Il ministero degli Affari civili ha già annunciato che prenderà delle misure per inserire le persone coinvolte in tali organizzazioni nella lista nera.

Come sottolineano Attanasio Ghezzi e Gennari Santori su Pagina99, in fin dei conti il Social Credit System non è una novità “per uno Stato totalitario ossessionato dalle liste”. Ricorda infatti quello delle dang’an, cioè i dossier con cui il partito comunista ha sempre controllato il comportamento dei suoi cittadini. Non bisogna dimenticare poi che le forze di polizia cinesi utilizzano già occhiali con riconoscimento facciale.  

Tutto questo sta accadendo ora in Cina, ma l’Occidente non è immune a questo tipo di sviluppi, avverte la sinologa Katika Kühnreich, citata da Le Figaro. Basta infatti pensare al monitoraggio degli utenti di Amazon o alla raccolta di informazioni da parte dell’Agenzia statunitense per la Sicurezza Nazionale (NSA).

E Google non è di meno. Per monitorare gli acquisti offline effettuati da circa il 70% delle carte di credito attive sul suolo americano, il colosso di Mountain View ha raggiunto infatti accordi con alcune società esterne.

L’aspirazione ultima delle Big della Silicon Valley — Apple, Google, Amazon e Facebook — è l’onniscienza, avverte Pagina99. “Per conseguirla devono essere onnipresenti nelle nostre vite e monopolizzare i processi che avvengono in rete”, continua l’articolo. Uomo avvisato è mezzo salvato, dice il proverbio.