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“Possono arrestarci, ma non infrangeremo il segreto della Confessione”

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Aleteia - pubblicato il 22/06/18

I sacerdoti australiani sono vittime di una legislazione arbitraria, inefficace e contraria ai diritti fondamentali – e non cederanno

Il 7 giugno, l’Assemblea Legislativa del Territorio di Canberra, capitale dell’Australia, ha approvato una legge che obbliga i sacerdoti cattolici a infrangere il segreto della Confessione nei casi in cui un penitente confessi di aver commesso abusi sessuali.

Questa settimana padre Michael Whelan, parroco della chiesa di St. Patrick a Sydney, ha dichiarato ai media locali che egli e vari altri sacerdoti sono disposti ad andare in prigione se necessario, ma non violeranno il segreto del confessionale.

“Lo Stato esige da noi sacerdoti cattolici una cosa che consideriamo il crimine più grave, e io non sono disposto a farlo”.

Interpellato sul fatto che “la Chiesa sia al di sopra della legge”, il sacerdote ha detto di no, ma ha sottolineato che neanche la legge è al di sopra dei diritti umani fondamentali. Ed è stato ben chiaro al riguardo: “Quando lo Stato cerca di intervenire nella nostra libertà religiosa, pregiudica l’essenza di ciò che vuol dire essere cattolici. Resisteremo”.

Altri territori australiani prevedono l’implementazione di legislazioni simili. A questo riguardo, il vescovo monsignor George O’Kelly, dell’arcidiocesi di Adelaide, ha osservato che “i politici possono cambiare la legge, ma noi non possiamo cambiare la natura del confessionale, in cui avviene un incontro sacro tra il penitente, che è una persona che cerca il perdono, e un sacerdote che rappresenta Cristo”.


ARCHBISHOP PHILIP WILSON

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Il presule aggiunge che l’ambito civile non va confuso con quello sacro.

“Il segreto della Confessione ricade nell’area del sacro. L’impegno a proteggere i bambini e gli ambienti sicuri sembra incrollabile. I nostri sacerdoti sono consapevoli del loro dovere di denunciare gli abusi infantili, e hanno partecipato a una formazione regolare dal 2007, come i nostri funzionari ecclesiali e i volontari”.

Monsignor Christopher Charles Prowse, arcivescovo di Canberra, aveva già scritto in un articolo pubblicato dal Canberra Times che “i sacerdoti sono obbligati per voto sacro a mantenere il segreto della Confessione, visto che senza questo voto chi sarebbe disposto a liberarsi dei propri peccati? Il Governo minaccia la libertà religiosa tentando di cambiare il sacramento della Confessione anziché aumentare la sicurezza dei bambini. Purtroppo infrangere il segreto della Confessione non impedirà gli abusi e non aiuterà i nostri sforzi continui per migliorare la sicurezza dei bambini nelle istituzioni pubbliche”.

Un’altra legge inefficace che serve solo a perseguitare i cattolici

La nuova legge viene presentata come un modo per costringere i sacerdoti a denunciare chi abusa dei bambini. Questa presunta logica è tuttavia molto fragile: non garantisce la sicurezza dei bambini e viola il diritto elementare alla libertà religiosa e di coscienza, perché oltre a colpire i sacerdoti colpisce i penitenti cattolici, che non avrebbero più garantito il segreto di ciò che confessano a Dio mediante il sacerdote.

Come se non bastasse, la misura che toglie al Governo la responsabilità principale di vegliare sui bambini e sul loro benessere è nella pratica non sorvegliabile, il che la rende inefficace.

Alla fine dei conti, è solo un altro degli innumerevoli assalti governativi contro la Chiesa nel mondo, mentre misure realmente efficaci smettono di essere implementate. In Australia e in tutto il mondo, la gran parte degli abusi sessuali avviene all’interno della propria casa ed è perpetrata da familiari. Cosa intende fare al riguardo il Governo australiano?




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La Chiesa cattolica adotta misure sempre più dure, promosse dalla politica di tolleranza zero dei Papi Benedetto XVI e Francesco, giudicando e condannando dai sacerdoti agli arcivescovi per questo crimine e per varie altre forme di abuso. Il Governo australiano ha preso misure dello stesso calibro in relazione alle proprie strutture?

E cosa si farà in relazione ad altri ambienti in cui proliferano gli abusi sessuali, di potere economico e di autorità, come il mondo dello spettacolo, le grandi istituzioni finanziarie, i club sportivi, le agenzie di modelle e le entità legate ad altre religioni, per citare solo qualche esempio noto?

È evidente che l’esistenza di abusi in altri contesti non riduce affatto la gravità di ciascuno degli scandali che si sono verificati all’interno della Chiesa, che devono essere rigidamente puniti e frenati, e questo non si discute. Ciò che non è ancora evidente è perché ci sia tanta enfasi sul mettere la Chiesa alla berlina mentre altre istituzioni con scandali in proporzione maggiore e più abituale sembrano risvegliare meno preoccupazione e indignazione da parte di Governi e media.

Vari parlamentari australiani riconoscono che si tratta di una legge scriteriata. Il deputato Andrew Wall concorda sul fatto che l’obbligatorità di denunciare gli abusatori alla Polizia non può essere estesa al confessionale, perché “interferisce in modo significativo con la libertà di associazione di un individuo, la libertà di espressione e la libertà dei diritti religiosi”.

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