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Perché Papa Francesco è andato in Svizzera adesso?

POPE FRANCIS VISIT SWITZERLAND

PETER KLAUNZER / POOL / AFP

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 21/06/18

Per parlare al Consiglio Ecumenico delle Chiese con un obiettivo preciso. Ecco cosa ha detto il papa

Per un giorno papa Francesco si è trasferito da Roma a Ginevra come pellegrino per incontrare, in occasione del suo 70° anniversario, il Consiglio ecumenico delle Chiese (World Council of Churches – Wcc), organismo che riunisce più di trecento Chiese cristiane di oltre 110 Paesi, del quale la Chiesa cattolica non è membro ma con cui collabora e opera strettamente fin dal 1965 (Avvenire, 20 giugno).

Unità e pace dei cristiani

POPE FRANCIS VISIT SWITZERLAND
PETER KLAUNZER / POOL / AFP

Si tratta di un viaggio all’insegna dell’unità dei cristiani e della pace. La visita è un evento raro e storico per la Svizzera. In 2000 anni di storia di pontificato se ne contano solo cinque. Dall’ultimo arrivo di un papa nella Confederazione sono trascorsi quattordici anni. Il 5 e 6 giugno 2004, Giovanni Paolo II aveva partecipato all’incontro nazionale dei giovani cattolici svizzeri a Berna. Il prelato polacco, all’epoca affetto dal morbo di Parkinson, era stato festeggiato come una pop star da circa 12.000 giovani alla pista di ghiaccio di Berna.

L’evento del 21 giugno è diverso: tutto è incentrato sulla preghiera ecumenica e sul lavoro sempre in divenire per l’unità fra comunità cristiane.




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“Una grande impresa in perdita”

L’occasione per il Papa è propizia per ricordare come «l’ecumenismo – appunto il complesso di progetti e sforzi per l’unità dei cristiani – sia una grande impresa in perdita». Se non segue la via dello Spirito, l’uomo e il cristiano, prova «a realizzarsi inseguendo la via del possesso, la logica dell’egoismo, secondo cui l’uomo cerca di accaparrare qui e ora tutto ciò che gli va. Non si lascia accompagnare docilmente dove Dio indica, ma persegue la propria rotta» (La Repubblica, 21 giugno).

Quel monito nel 2015

Un pellegrinaggio per riflettere dunque non solo sui passi compiuti ma per indicare come guardare avanti nel progredire verso l’unità portando le Chiese più vicine l’una all’altra, «come fossimo già uno», camminando, pregando e lavorando insieme, che è la strada dell’unita. Nel 2015, in occasione del 50° anniversario del gruppo di lavoro congiunto tra la la Chiesa cattolica e il World Council of Chuches celebrato a Roma, il Papa aveva già incoraggiato nel suo messaggio la Chiesa cattolica e il Consiglio ecumenico a promuovere modi in cui i cristiani possano svolgere insieme la missione, testimoniare insieme la comunione reale, sebbene imperfetta, alla quale partecipano tutti i battezzati

Francesco è il terzo Papa a far visita al Wcc, dopo Paolo VI (10 giugno 1969) e Giovanni Paolo II (15 giugno 1982).




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Egoismo e “via del possesso”

Il Papa nella visita odierna a Ginevra si è soffermato sopratutto sul «cammino» che ogni cristiano ha il dovere di compiere nella sua vita.

Citando san Paolo, il Papa ha sottolineato proprio l’alternativa inconciliabile della vita cristiana: «Da una parte camminare secondo lo Spirito, seguendo il tracciato inaugurato dal Battesimo; dall’altra “soddisfare il desiderio della carne”».

Francesco ha così spiegato quest’ultima espressione paolina: «Significa provare a realizzarsi inseguendo la via del possesso, la logica dell’egoismo, secondo cui l’uomo cerca di accaparrare qui e ora tutto ciò che gli va. Non si lascia accompagnare docilmente dove Dio indica, ma persegue la propria rotta».

La voce di Dio “messa a tacere”

Ma questo «tragico percorso» porta drammatiche conseguenze: «Vorace di cose, l’uomo perde di vista i compagni di viaggio; allora sulle strade del mondo regna una grande indifferenza. Spinto dai propri istinti, diventa schiavo di un consumismo senza freni: allora la voce di Dio viene messa a tacere; allora gli altri, soprattutto se incapaci di camminare sulle loro gambe, come i piccoli e gli anziani, diventano scarti fastidiosi; allora il creato non ha più altro senso se non quello di soddisfare la produzione in funzione dei bisogni».




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Rigettare la mondanità

Camminare secondo lo Spirito, spiega Francesco «è rigettare la mondanità. È scegliere la logica del servizio e progredire nel perdono. È calarsi nella storia col passo di Dio: non col passo rimbombante della prevaricazione, ma con quello cadenzato da un solo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso». È questa la via da seguire anche per il cammino ecumenico, passando attraverso una «continua conversione».

Per progredire, dunque, il cammino ecumenico deve essere guidato dallo Spirito e rifiutare «ogni ripiegamento autoreferenziale»(La Stampa, 21 giugno)

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