E c’è una ragione in questo atteggiamento critico: gli scandali sessuali ed economici, su cui i giovani chiedono alla Chiesa di «rafforzare la sua politica di tolleranza zero contro gli abusi sessuali all’interno delle proprie istituzioni»; l’impreparazione dei ministri ordinati, che non sanno intercettare la sensibilità dei giovani, e la fatica della Chiesa stessa di «rendere ragione delle proprie posizioni dottrinali ed etiche di fronte alla società contemporanea».
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Discernimento come “strumento di lotta”
In una Chiesa che sappia confrontarsi con coraggio su temi “caldi” citati nel documento – discriminazioni religiose, razzismo, precariato lavorativo, povertà, tossicodipendenza, alcolismo, bullismo, sfruttamento sessuale, pedopornografia, corruzione, difficoltà di accesso allo studio, solitudine – la parola d’ordine è «discernimento».
Inteso come «stile di una Chiesa in uscita», per rispondere concretamente alle esigenze dei giovani. «Dinamica spirituale» per «riconoscere e accogliere la volontà di Dio nel concreto» delle singole situazioni, il discernimento va offerto alle giovani generazioni come «strumento di lotta» che li renda «capaci di riconoscere i tempi di Dio», per «non sprecare» le sue ispirazioni ed il suo «invito a crescere».
«Dono e rischio» allo stesso tempo, perché non immune dall’errore, il discernimento insegna ai ragazzi «la disponibilità ad assumere decisioni che costano».
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Cambiare l’idea di Pastorale Vocazionale
In ambito vocazionale, inoltre, il giusto discernimento dovrà avvalersi di persone competenti e di «strutture di animazione adeguate, efficienti ed efficaci, attrattive e luminose per lo stile relazionale e le dinamiche fraterne che generano».
Quello delle vocazioni è un problema su cui i giovani sollevano l’attenzione. E danno una lettura al calo perché c’è «una visione riduttiva» del termine «vocazione», il che crea «un forte pregiudizio» poiché la pastorale vocazionale viene vista come «un’attività finalizzata esclusivamente al ‘reclutamento” di sacerdoti e religiosi».
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“Ampio respiro”
Da qui nasce la necessità di ripensare la pastorale giovanile vocazionale in modo che sia «di ampio respiro» e «significativa per tutti i giovani». Ogni ragazzo, infatti, ha una sua vocazione che può esprimersi in vari ambiti – la famiglia, lo studio, la professione, la politica…- divenendo «un fulcro di integrazione di tutte le dimensioni della persona».
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