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I credenti sono più longevi degli atei: vivono 6 anni in più!

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Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 16/06/18

Lo rivela una ricerca americana. Ecco i dettagli

Avere fede allunga la vita. Credere in Dio come in Buddah o Allah fa vivere di più. Uno studio americano ha scoperto che le persone con un’affiliazione religiosa di qualsiasi tipo possono vantare un vita media di quasi 4 anni più lunga rispetto a coloro che non hanno alcun credo (Il Messaggero, 15 giugno).

I necrologi

Questo è il risultato di un recente studio portato a termine dalla Ohio Universitye, dopo un’analisi che ha coinvolto più di 1.500 necrologi provenienti da tutti gli Stati Uniti, è stato notato come gli aspetti che definiscono le nostre vite influiscano sulla lunghezza della vita. Dalla lettura di questi necrologi si evincono affiliazioni religiose e dettagli sul matrimonio, nonché informazioni su attività, hobby e abitudini varie che, nei fatti, influenzano molto la salute (Science Daily, 13 giugno)




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Risultati univoci

La ricerca, pubblicata sulla rivista Psychological Social and Personality Science, è in due parti.

La prima parte ha coinvolto 505 necrologi pubblicati tra gennaio e febbraio 2012. Oltre a rilevare l’età e qualsiasi affiliazione religiosa di coloro che sono morti, i ricercatori hanno anche documentato il sesso, lo stato civile e il numero di attività sociali e di volontariato elencate.

I risultati hanno mostrato che coloro che elencavano un’affiliazione religiosa vivevano 9,45 anni in più rispetto a quelli che non lo facevano. Il divario si è ridotto a 6,48 anni dopo che il genere e lo stato civile sono stati presi in considerazione.




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La seconda parte, esaminando oltre mille necrologi provenienti dai giornali americani tra il 2010 e il 2011, ha rivelato che in media le persone il cui necrologio menzionava il loro credo religioso, vivevano 5.64 anni più degli atei. L’aspettativa di vita era ancora più lunga – di 3.82 anni aggiuntivi – nelle persone religiose controllate statisticamente sul fattore matrimonio: le nozze, di conseguenza, potrebbero stimolare la longevità e prevenire le malattie.

“Prove convincenti”

Dunque, vi è una relazione tra partecipazione religiosa e aspettativa di vita, come ha spiegato Baldwin Way, co-autore dello studio e professore associato di psicologia presso la Ohio State University: «Lo studio fornisce prove convincenti che esiste una relazione tra la partecipazione religiosa e la longevità di una persona» (Il Giornale, 13 giugno).


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Alcol e droghe

Gli studiosi hanno suggerito che l’aspettativa di vita rimanente potrebbe essere il risultato delle abitudini dei credenti, poiché hanno maggiori probabilità di astenersi dall’uso di alcol e droghe, nonché da altri comportamenti che potrebbero influire sull’aspettativa di vita. Infine, il dottor Way ha riferito che si potrebbe trarre beneficio anche da pratiche che riducono lo stress, come la meditazione, lo yoga o la preghiera.

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