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Suicidi in forte crescita negli USA e non indovinereste il perché

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Paul De Maeyer - pubblicato il 12/06/18

Lo rivela un nuovo rapporto dell’agenzia federale per il controllo delle malattie

Preoccupa il forte aumento del numero dei suicidi negli Stati Uniti. A lanciare l’allarme è l’ultimo rapporto Vital Signs, reso noto giovedì 7 giugno 2018 dall’agenzia federale per il controllo e la prevenzione delle malattie, i Centers for Disease Control and Prevention (CDC).

Nel corso del 2016 si sono tolte infatti la vita quasi 45.000 persone negli USA, una cifra paragonabile al numero di abitanti di città italiane come Alghero, in Sardegna, o Biella, in Piemonte. Questo non solo significa che circa 16 americani su 100.000 si suicideranno, come rivela il sito della BBC, ma che inoltre il suicidio è la decima causa di morte negli USA e persino la seconda causa di morte tra le persone della fascia d’età dai 15 ai 34 anni, come sottolinea a sua volta il Washington Post.

Dal documento emerge che nella metà degli Stati dell’Unione si è registrato, nel periodo che va dal 1999 al 2016 — quindi in meno di due decenni, un aumento del tasso dei suicidi di oltre il 30%, rispetto al 25,4% a livello nazionale. Quasi tutti questi Stati sono situati nelle regioni occidentali e centro-occidentali — il cosiddetto Midwest — del Paese, anche se ci sono delle eccezioni.

Si tratta spesso, ma non esclusivamente, di Stati rurali, ancora alle prese con l’impatto dell’ultima recessione, inoltre duramente colpiti da un’altra emergenza nazionale, quella degli oppioidi [1], e dove la gente vive isolata, ha spiegato alla BBCl’autrice principale della ricerca, Deborah Stone.

L’aumento senz’altro più drammatico è stato registrato nello Stato del Dakota del Nord: il 57,6%. Altri Stati con un aumento nettissimo sono il Vermont (48,6%), il New Hampshire (il 48,3%), lo Utah (il 46,5%), il Kansas (il 45%), il Dakota del Sud (il 44,5%), l’Idaho (il 43,2%) e il Minnesota (il 40,6%).  

L’aumento è stato meno accentuato in Stati come il Texas (il 18,9%), l’Arizona (il 17,3%), la Georgia (il 16,2%), la California (il 14,8%) — con circa 40 milioni di abitanti il più popoloso di tutti gli USA — e la Florida (il 10,6%).

L’unico Stato dove la percentuale dei suicidi ha conosciuto un calo, anche se minimo, è il Nevada (dell’1%), dove il tasso rimane comunque superiore alla media nazionale, così ricorda il Washington Post.

Un altro dato particolare che emerge dalle nuove statistiche dell’agenzia federale con sede principale nello Stato della Georgia, è il fatto che nella maggioranza dei casi, il 54% circa, le persone si sono tolte la vita senza alcun segno di preavviso, nel senso che non si trattava di persone di cui si sapeva che soffrissero di depressione o qualche altra malattia psichica. In questo gruppo la differenza tra uomini e donne è molto grande: l’84% sono infatti di sesso maschile rispetto al 16% delle donne. Nel gruppo invece delle persone con un disturbo mentale già noto questa differenza tra i sessi è meno accentuata: i maschi sono il 69% contro il 31% delle donne.

Il suicidio in questo Paese è davvero un problema influenzato da tanti fattori. Non è solo un problema di salute mentale”, ha sottolineato sempre Deborah Stone, citata questa volta dal sito Internet della National Public Radio (NPR), un’organizzazione indipendente senza scopo di lucro che raggruppa più di 900 emittenti radio sparse per tutto il territorio USA. “Ci sono molte diverse circostanze e fattori che contribuiscono al suicidio”, così ha ricordato la ricercatrice del comportamento presso i CDC.

Il ventaglio di fattori che hanno spinto le persone a porre fine alla propria vita è infatti ampio. Al primo posto troviamo ad esempio i problemi definiti “relazionali” (il 42%), ci sono inoltre l’abuso di sostanze problematiche (il 28%), problemi di salute (il 22%) o di tipo finanziario e/o lavorativo (il 16%) o la perdita della propria abitazione (il 4%). “Cosa stiamo facendo come nazione per aiutare le persone a gestire queste cose?”, così chiede la direttrice sanitaria dell’American Foundation of Suicide Prevention, Christine Moutier. “Perché chiunque può sperimentare questi stress. Chiunque”, avverte sul Washington Post.

Per quanto riguardo il metodo usato, colpisce il fatto che le persone con nessun disordine mentale già noto siano state più propense a compiere il loro gesto con un colpo d’arma da fuoco (il 55%). Più di un quarto (cioè il 27%) ha scelto il suicidio per soffocamento, mentre il 10% si è tolto la vita con una sostanza letale e l’8% con un altro metodo. Nel gruppo invece delle persone con un disturbo psichico già conosciuto, il 41% ha scelto l’arma da fuoco, il 31% il soffocamento e il 20% l’avvelenamento.

Netto il commento da parte di Michael Anestis, psicologo presso la University of Southern Mississippi, autore del libro Guns and Suicide: An American Epidemic. “Il suicidio americano è prevalentemente un problema di arma da fuoco”, così ha detto all’NPR. Va ricordato infatti che i suicidi rappresentano ben due terzi dei decessi dovuti ad un’arma da fuoco negli USA.

Si tratta di “dati inquietanti”, ha dichiarato al Washington Post la vicedirettrice principale dell’agenzia federale, Anne Suchat. “La natura diffusa dell’aumento, in ogni Stato tranne uno, suggerisce che questo è davvero un problema nazionale che colpisce la maggior parte delle comunità”, così ha detto.

Della stessa opinione è l’ex presidente dell’American Psychological Association,Nadine Kaslow. “Il suicidio è una crisi sanitaria pubblica quando si dà un’occhiata ai numeri, e continuano ad aumentare”, ha detto.

I dati del rapporto pongono quindi le autorità americane, sia nazionali che locali, davanti ad una grande sfida: quella della prevenzione. “Un rapporto come questo — ha detto all’NPR il capo dell’American Foundation for Suicide Prevention, Robert Gebbia –attira veramente l’attenzione sul fatto che dobbiamo fare molto di più per prevenire il suicidio, per salvare vite umane”.

Ma non sarà facile, e non solo per la mancanza di fondi. “I nostri sistemi di salute mentale sono in difficoltà in tutto il Paese”, così ha ammesso la presidente dell’American Association of Suicidology, Julie Cerel, alla BBC. “In termini di formazione dei professionisti della salute mentale, non ce la stiamo cavando bene”, ha dichiarato la professoressa della University of Kentucky. Infatti attualmente solo dieci Stati (su 50) richiedono da parte dei professionisti del settore sanitario una formazione nella prevenzione dei suicidio, così ricorda l’emittente britannica.

La pubblicazione del rapporto è avvenuta proprio tra due suicidi clamorosi, che hanno lasciato il Paese incredulo e sotto choc. Martedì 5 giugno scorso si è strangolata con un foulard nel suo appartamento newyorkese la stilista Kate Spade, mentre venerdì 8 giugno si è impiccato nella sua stanza in un albergo nei pressi di Strasburgo, in Francia, lo star-chef e gastronomo statunitense Anthony Bourdain, noto per aver cenato nel maggio 2016 assieme all’allora presidente Barack Obama con un semplice piatto di bun cha (spaghetti al riso con verdure e carne di maiale) in un noodle shop a Hanoi, in Vietnam. Un altro suicidio che ha sconvolto moltissime persone, anche al di fuori degli USA, è stato quello dell’amatissimo attore Robin Williams, avvenuto nell’agosto del 2014.

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1] Cfr. http://www.wallstreetitalia.com/usa-epidemia-di-oppioidi-e-emergenza-nazionale/

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