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Papa Francesco e la riforma del processo di nullità matrimoniale, a che punto siamo?

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Silvia Costantini - pubblicato il 08/06/18
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Ne parliamo con Mons. Sergio Melillo, vescovo di Ariano Irpino Uno dei risultati di grande rilievo dei due Sinodi su Matrimonio e Famiglia (2014-2015) è stata la riforma del processo canonico per le cause di dichiarazione di nullità matrimoniale, che non aveva subito cambiamenti sostanziali dai tempi di Papa Benedetto XIV, Lambertini.

Con i due Motu proprio ”Mitis Iudex Dominus Iesus” e ”Mitis et Misericors Iesus”, pubblicati il 15 agosto 2015, Papa Francesco, riordinava ex integro la materia, stabilendo tre tipi di processo: ordinario, breviore e documentale.

Dei tre tipi, l’ordinario e il breviore esprimono il reale mutamento rispetto al 1700: l’abolizione della doppia conforme e cioè la nullità di matrimonio con una sola sentenza affermativa nel processo ordinario (lasciando comunque la possibilità dell’appello della parte contraria); e l’introduzione di un tipo assolutamente nuovo di processo quello detto breviore, da pronunciarsi personalmente dal Vescovo capo della Diocesi.

Il tema, così a cuore al Santo Padre, che era emerso come urgenza nel cammino di due Sinodi, è stato rilanciato recentemente durante la 71ª Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, che ha previsto un aggiornamento circa la riforma del regime amministrativo dei Tribunali ecclesiastici in materia matrimoniale.
Tutto questo, tenendo conto anche delle difficoltà di vario genere che frenano i Vescovi nell’applicazione di tale grande riforma.

Ne abbiamo parlato con Mons. Sergio Melillo, Vescovo di Ariano Irpino, uno dei primi in Italia ad aver accolto le istanze del Santo Padre.

Monsignor Melillo a suo parere perché Papa Francesco è tornato personalmente a parlare su questo tema ?

Mons. Melillo: Francesco insegna che due perle devono accompagnare tale Riforma: prossimità e gratuità.
Per il Papa prossimità significa che il giudizio, per quanto possibile, si celebri nella chiesa diocesana.
La gratuità, rimanda al mandato evangelico secondo il quale “gratuitamente si è ricevuto e gratuitamente si deve dare”; per cui richiede che la pronunzia ecclesiastica di nullità non equivalga tout-court, nella mente del fedele, ad un costo prefissato. Come pastore so bene che la nostra gente, se informata opportunamente, comprende l’equa oblazione di giustizia da parte di persone abbienti.

Qual è il cuore della riforma e la sua esperienza diretta?

Mons. Melillo: Innanzitutto è la visione di prossimità alle famiglie ferite, è una scelta fondamentale della pastorale di oggi.

Questa riforma va a colmare una distanza tra la vita pastorale e la modalità per affrontare le questioni interne giudiziali. L’impostazione di Papa Francesco e quindi anche i due Motu Proprio “Mitis”, nonché i tribunali che alcuni vescovi hanno eretto, hanno fatto in modo di accostare la visione della pastorale familiare in questa direzione.

La dimensione pastorale del vescovo, deve comprendere la sua funzione personale di vescovo giudice, nel processo detto breviore. Il che non solo manifesterà la prossimità del pastore diocesano ai suoi fedeli, ma anche la presenza del Vescovo come segno di Cristo sacramento di salvezza.

Francesco insiste che il Vescovo sia visto dai suoi fedeli come un Padre prossimo alle loro difficoltà e ai loro fallimenti; incarnando la figura di Cristo che si pone la pecora smarrita sulle spalle; abbandonando finalmente il modo giuridico-burocratico di amministrare la giustizia.

Ho vissuto personalmente nella mia diocesi, in cui ancora c’è un rapporto personale e diretto con i fedeli, il valore di rendere possibile un dialogo fecondo con le singole persone.
Anche in questo senso ritengo che la riforma possa dirsi veramente epocale

Adesso sarà più facile poter avere la nullità del matrimonio?

Mons. Melillo: E’ una domanda cruciale che richiede risposte chiare al fine di non diffondere confusione e abusi.
1- La differenza tra divorzio e nullità di matrimonio o annullamento ecclesiastico di matrimonio risiede nel punto fondamentale che la Chiesa non è libera di sciogliere un vincolo sacro che risulti evidentemente valido (mentre lo Stato moderno purtroppo ammette la possibilità di sciogliere il vincolo civilmente valido).
2- Il processo matrimoniale, condotto secondo la legge canonica e secondo coscienza, può stabilire se il fedele per determinati motivi previsti dal legislatore canonico (esempio: per grave difetto di conoscenza o maturità, per costrizione, per aver escluso i figli…) abbia emesso un consenso viziato cioè nullo.
3- Se il Vescovo nel processo detto breviore e il Vicario giudiziale nel processo ordinario si tengono fedeli al principio fondamentale che non può dichiararsi nullo un matrimonio senza la certa evidenza processuale dei fatti, non dovrebbe esistere il rischio né di abusi, né di paura o timore di rispondere alle domande dei fedeli che chiedono la verità sul proprio vincolo.

Papa Francesco ha espresso più volte nel suo magistero che il Pastore nonostante ogni possibile difficoltà, deve rimanere immune dal pericolo di abusi e paure, in quanto incarna Cristo sacramento di pace.

Mi pare che il Santo Padre con la sua paterna insistenza nel suo ultimo incontro con Lui, ha inteso aiutare noi vescovi a superare la difficoltà di accedere in piena e totale obbedienza alla Riforma, mettendo fine per esempio, ai Tribunali Regionali proprio in ossequio alla legge della prossimità.

Che ne pensa dell’impatto di Amoris Letitia nelle chiese diocesane d’Italia ?

Mons. Melillo: Innanzitutto dobbiamo a Papa Francesco immensa gratitudine per l’Esortazione apostolica Amoris Letitia, per due motivi: perché ci ha tracciato un cammino ricco e attuale per il recupero della bellezza e quindi della possibilità della famiglia cristiana; e in secondo luogo perché insieme ai Vescovi riuniti con Lui nei due Sinodi chiede a noi pastori di renderci artefici di una chiesa della Misericordia.
Sta a noi pastori fare in modo che questo grande documento non corra il rischio di altri documenti pontifici divenuti soltanto memoria d’archivio.
Papa Francesco ci chiede con Amoris Letitia di non consegnare ai posteri una chiesa pusillus grex, un circolo di pochi chiusa al soffio creatore dello Spirito.