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Impedire la circoncisione. Esplode il dibattito in Danimarca… e non solo

CIRCONCISIONE CERIMONIA EBRAICA

Mor Seban/Shutterstock

Paul De Maeyer - pubblicato il 07/06/18

“Pericoloso attacco alla libertà religiosa” per ebrei, musulmani e cristiani

Nei prossimi mesi il parlamento unicamerale della Danimarca — il Folketing —, dovrà prendere in esame un’iniziativa popolare, che mira a introdurre nel Paese l’età minima di 18 anni per la circoncisione maschile non medicalmente necessaria. A riportare la notizia sono tra gli altri l’Independent e il New York Times.

Una petizione in tal senso ha raggiunto infatti venerdì scorso, 1° giugno 2018, la soglia necessaria delle 50.000 adesioni sul sito borgerforslag.dk (il sito ufficiale del parlamento per le iniziative popolari), costringendo i deputati danesi a organizzare (molto probabilmente dopo la pausa estiva) un dibattito e una votazione sulla proposta lanciata dal gruppo di pressione Intact Denmark.

“Se le persone vogliono lasciarsi circoncidere, dovrebbero avere l’opportunità di fare questa scelta da adulti. Altrimenti dovrebbe essere permesso loro di crescere con il loro corpo intatto”, così sosteneva nel gennaio scorso la presidente del movimento, Lena Nyhus.

Secondo un sondaggio effettuato dalla società demoscopica Megafon per il canale televisivo TV2, l’83% dei danesi — quindi più di 8 cittadini su 10 — sarebbero favorevoli all’introduzione di tale età minima o mindstealder (in danese).

Meno entusiasta è il governo danese, preoccupato per l’immagine del Paese all’estero. Dopo la messa al bando del burqa e del niqab, approvata il 31 maggio scorso dal Folketing, un nuovo divieto di forte impatto religioso rischia infatti di suscitare reazioni negative nel mondo islamico — ricordiamo le proteste per la pubblicazione nel settembre del 2005 di alcune caricature di Maometto sul quotidiano Jyllands-Posten –, in Israele e anche negli USA, dove una fetta importante della popolazione maschile è circoncisa (nel periodo 1979-2010 il 60% circa dei neonati di sesso maschile era circonciso al momento della dimissione dall’ospedale).

“Dal punto di vista americano questo sarebbe incomprensibile”, ha detto il ministro degli Esteri danese, Anders Samuelsen, citato dal quotidiano online Altinget, e “completamente incomprensibile” dal punto di vista sia ebreo che islamico. “Ci rende vulnerabili”, così ha continuato Samuelsen, il quale teme la perdita di alleati preziosi.

Gli ha fatto eco il ministro alla Difesa, Claus Hjort Frederiksen, che ha parlato di un rischio politico “enorme”. “Si rischia che all’improvviso inizi a esplodere sui social media”, così ha avvertito.




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Waseem Hussain, che è imam a Copenaghen, spiega che “alcuni rituali sono centrali per l’identità e per l’appartenenza”. “La circoncisione è uno di loro”, così ha dichiarato il chierico islamico al New York Times. Hussain ha espresso poi il timore che il prossimo argomento di discussione potrebbe essere il diritto di portare il velo, di pregare, di leggere la Bibbia o di andare in chiesa la domenica.

“La proposta prende come punto di partenza che gli ebrei siano molestatori di bambini”, ha sottolineato da parte sua il presidente della Società Ebraica in Danimarca (Det Jødiske Samfund i Danmark), Dan Rosenberg Asmussen.

“Lo scetticismo verso la religione, che è diventato normale nella maggior parte della Danimarca, minaccia ora il diritto delle minoranze religiose di esistere alla pari dei loro concittadini secolari”, si legge sul sito Internet dell’organizzazione, mosaiske.dk, il quale ha pubblicato una serie di “Fatti e miti sulla circoncisione”.

A difendere invece la proposta è il deputato musulmano di origini siriane Naser Khader, del Partito Popolare Conservatore. “C’è troppa enfasi sui diritti religiosi e culturali dei genitori. Per me i più importanti sono i diritti dei bambini”, dichiara al sito Altinget.

Da un punto di vista medico sanitario, non è chiaro se la circoncisione sia da evitare o se invece porti benefici.

Mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO in sigla inglese) tende a sottolineare i vantaggi della circoncisione maschile nella prevenzione dell’AIDS, da uno studio danese — appunto — pubblicato sulla rivista The Surgeon emerge che gli uomini circoncisi sono fino a 26 volte più a rischio di sviluppare una stenosi uretrale rispetto ai maschi non circoncisi.

La Danimarca non è il primo Paese nordico a discutere l’eventuale messa al bando della circoncisione non medicalmente necessaria per chi non ha ancora raggiunto l’età del consenso.

Solo pochi mesi fa, a fine gennaio, la deputata islandese Silja Dögg Gunnarsdóttir aveva lanciato infatti una simile proposta nel parlamento monocamerale di Reykjavík (Althing), con pene fino a sei anni di carcere per chi provoca un danno al corpo o alla salute di un bambino, sia maschio che femmina, “rimuovendo tutti o parte degli organi sessuali”.

Con la sua mossa la deputata del Partito Progressista mirava ad allargare anche ai maschietti la legge islandese che dal 2005 vieta le mutilazioni genitali femminili (FGM in sigla inglese), anche se le differenze tra le due prassi sono considerevoli e sostanziali.

Mentre aveva ricevuto l’appoggio di più di 500 medici islandesi, l’iniziativa è stata invece respinta dai capi religiosi, fra cui l’allora presidente della Commissione degli episcopati dell’Unione europea (Comece), il cardinale Reinhard Marx.

In una dichiarazione resa nota il 6 febbraio scorso, l’arcivescovo di Monaco e Frisinga ha definito la proposta “un pericoloso attacco alla libertà religiosa”, che inoltre “stigmatizza” certe comunità religiose. “Questo è molto preoccupante”, ha detto Marx.

I rappresentanti delle comunità ebraiche di Danimarca, Finlandia, Norvegia e Svezia hanno pubblicato a loro volta una lettera aperta per esprimere ai membri del parlamento islandese la loro preoccupazione. “L’Islanda sarebbe l’unico Paese a mettere al bando uno dei riti più centrali, se non il rito più centrale della tradizione ebraica, in tempi moderni”, così avvertono.


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Netto anche il commento del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni. “Se Giuseppe e Maria fossero vissuti in Islanda, si sarebbero presi sei anni di detenzione per aver circonciso il figlio”, aveva dichiarato al SIR (Servizio Informazione Religiosa).

Per scongiurare il pericolo il Forum interreligioso d’Islanda ha organizzato il 17 aprile scorso una conferenza a Reykjavík, il cui portavoce, padre Jacob Rolland, è stato molto chiaro. “La legge a nostro parere mette in questione i diritti umani e la libertà religiosa”, ha spiegato in un’intervista al SIR.

“Se una famiglia ebrea che vive in Islanda e deve […] fare la circoncisione al proprio figlio entro l’ottavo giorno, rischia addirittura una pena di 6 anni di prigione, se la legge passa. È una pena pesantissima che obbliga di fatto le famiglie ebree ad uscire dal Paese”, così padre Rolland. “Significa che viviamo in Islanda la stessa situazione del 1933 quando Hitler ha preso il potere in Germania”, ha detto il religioso, che ha parlato di “un attacco agli ebrei, perché per loro la circoncisione è un obbligo.”

Le proteste e pressioni hanno funzionato. Infatti, a fine aprile il parlamento di Reykjavík ha deciso di accantonare la proposta di legge. Resta da vedere ora cosa decideranno i loro colleghi del Folketing di Copenaghen.

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