Ogni figlio che nasce, ogni incontro (anche ogni scontro!) domestico, ogni notte insonne o colazione insieme è l'impronta di Dio che non si stanca di sorprenderci
Lui le mette in mano le chiavi dell’auto dicendole: «Tu sai dove andare». Lei mette in moto e va.
Forse, nei loro cuori giovani, non era chiara la forma precisa della meta, ma la strada era una: il matrimonio.
Come quando vai al mare e hai prenotato l’albergo e gli amici che ci sono stati si sperticano nel fare racconti entusiasti; non sai esattamente cosa troverai, ma sai che sarà bello. La destinazione c’è, e tu però la vivrai in un modo unico e irripetibile.
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Ripartire dalle famiglie
Così, in uno stanco pomeriggio tra due fidanzati a zonzo, e cioè nel modo meno romanzato possibile, comincia la storia di una famiglia ampia e abbondante, di quelle che facilmente si etichettano come «numerose». Numeroso è il gruppo che mi sta davanti in fila alla posta, anonimo e indistinto. Ma le famiglie sono ampie, cioè spalancate; e abbondanti, cioè così piene di gusto da chiedere il bis, e il tris.
Loro, Gigi De Palo e Anna Chiara Gambini, sono come la polvere (mi perdoneranno il paragone?): conoscono angoli di casa mia che nessuno vede, e ci s’infilano. È questa l’impressione che ho avuto leggendo d’un fiato il loro Ci vediamo a casa (ed Sperling & Kupfer), un libro ufficialmente scritto a due voci – quella di lei e di lui – ma evidente riverbero di tutte le voci che fanno parte della loro storia.
Innanzitutto i loro cinque figli, e poi gli amici – quelli così fantastici e liberi che t’invitano a casa senza aver messo in ordine – , e poi i nonni, le mamme su Whatsapp, e poi la voce calda dell’Africa, e poi mille altre. Sono tutte da ascoltare, perché dietro ciascuna c’è un solo ed unico speaker; quel Padre che dal cielo manda mille suggestioni attraverso mille messaggeri, ma ti lascia in fin dei conti libero di ascoltare oppure no.
Gigi e Anna Chiara ascoltano tantissimo (seguiteli qui):
Le cene a casa De Palo sono una gioia. Anna Chiara sbraita in continuazione. Maddalena non mangia, oppure se mangia lo fa con una lentezza simile a quella del bradipo di Zootropolis. Gabriele, se non stiamo attenti, si divora anche i piatti. Giovanni ti racconta ogni minimo dettaglio delle sue giornate. Infine Therese, con aria supponente, interviene in ogni conversazione. Io, sempre a dieta perché ho un metabolismo tristemente lento, alla faccia della mia golosità, ascolto e mi diverto guardando tutta questa varietà di mondo attorno a un tavolo. Ognuno di noi è un universo, una galassia, un’impronta digitale unica e irripetibile.
Non mi sono confrontata con gli autori, è un mio intuito, ma trovo conferma in queste parole dell’idea che spesso ripeto a mio marito: dovremmo ispirarci agli Addams come modello familiare. Ognuno è matto a modo suo. Ognuno è accolto perché è una variabile impazzita che scompiglia lo status quo e aggiunge meraviglia alla nostra pigrizia mentale.
[…]decidere di mettere su famiglia, prima di essere una scelta che porta dei vantaggi economico-fiscali (anche perché in Italia non li porta), è una scelta di bellezza.
Non è solo una frase a effetto, è un grido di battaglia. Mille attriti quotidiani, tanto stupidi o tanto gravi, remano contro la coscienza di questa bellezza domestica. Dico coscienza perché non è la bellezza a venire meno, ma la nostra capacità di riconoscerla.
E qui entra in gioco la polvere. Quella che si rintana, recidiva, negli angoli ciechi.
Lì, nella quotidiana fatica che tieni nascosta agli altri e a te, arrivano Gigi e Anna Chiara a buttare un fascio di luce. Sono liberi di raccontare quello che sappiamo benissimo e non sempre è decoroso mostrare. Si litiga, ad esempio, in un matrimonio che funziona. E quando si litiga non esiste un profilo migliore da mostrare …
Mi ha rinfacciato proprio quello che cerco di dimenticare, ha voluto umiliarmi nella mia debolezza. Più mi conosce e più sono vulnerabile. È un cane che si morde la coda: più le mostro le mie fragilità e più sa come e dove ferirmi, dove farmi male. Ci sono angosce vere che portano preghiere e lacrime silenziose, e pesi che in due fanno meno paura. Ci sono angosce false a cui basta quell’attimo di veglia, quel sorriso ascoltato con le orecchie e reso invisibile dal buio, per dissiparsi nella confusione di un sogno.