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La Chiesa chiude ogni spiraglio: mai una donna sarà sacerdote

PALM SUNDAY

Corinne SIMON/CIRIC

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 31/05/18

Il prefetto per la Congregazione della Fede: nessuna retromarcia. E chiarisce sul documento di Giovanni Paolo II

La preclusione al sacerdozio femminile per la Chiesa cattolica è decisione che non si cambia.

Lo ha scritto e ribadito sull’Osservatore Romano (29 maggio) il neo-cardinale Luis Ladaria, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede.

Ladaria spiega che la Chiesa si è riconosciuta «sempre vincolata a questa decisione del Signore, la quale esclude che il sacerdozio ministeriale possa essere validamente conferito alle donne».

Evidentemente,scrive La Repubblica (29 maggio) il ritorno di proposte aperturiste circa le donne-prete avanzate soprattutto in alcuni paesi sudamericani in vista del Sinodo dei vescovi di ottobre dedicato all’Amazzonia, ha allarmato la Santa Sede, che attraverso la sua massima autorità gerarchica ha voluto ribadire ciò che anche per Papa Francesco sembra essere assodato: «Sull’ordinazione di donne nella Chiesa l’ultima parola chiara è stata data da Giovanni Paolo II, e questa rimane», ha detto Bergoglio tornando nel novembre del 2016 dal suo viaggio lampo in Svezia.

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La Ordinatio sacerdotalis

Dunque, come conferma il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’Osservatore Romano, non verrà cambiata la decisione ribadita da Wojtyla nel 1994:

Giovanni Paolo II, nella lettera apostolica Ordinatio sacerdotalis, del 22 maggio 1994, ha insegnato, «al fine di togliere ogni dubbio su di una questione di grande importanza che attiene alla stessa divina costituzione della Chiesa» e «in virtù del [suo] ministero di confermare i fratelli» (cfr. Luca, 22, 32), «che la Chiesa non ha in alcun modo la facoltà di conferire alle donne l’ordinazione sacerdotale e che questa sentenza deve essere tenuta in modo definitivo da tutti i fedeli della Chiesa» (n. 4). La Congregazione per la dottrina della fede, in risposta a un dubbio sull’insegnamento di Ordinatio sacerdotalis, ha ribadito che si tratta di una verità appartenente al deposito della fede.

In questa luce desta seria preoccupazione veder sorgere ancora in alcuni paesi delle voci che mettono in dubbio la definitività di questa dottrina. Per sostenere che essa non è definitiva, si argomenta che non è stata definita ex cathedra e che, allora, una decisione posteriore di un futuro Papa o concilio potrebbe rovesciarla. Seminando questi dubbi si crea grave confusione tra i fedeli (…).




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La “sostanza dela sacramento”

In primo luogo, per quel che riguarda il sacerdozio ministeriale, evidenzia Ladaria, la Chiesa riconosce che l’impossibilità di ordinare delle donne appartiene alla «sostanza del sacramento» dell’ordine (cfr. Denzinger-Hünermann, 1728).

La Chiesa, evidenzia il Prefetto, «non ha capacità di cambiare questa sostanza, perché è precisamente a partire dai sacramenti, istituiti da Cristo, che essa è generata come Chiesa». Questo è un elemento dottrinale, non solo disciplinare, poiché riguarda «la struttura dei sacramenti, che sono luogo originario dell’incontro con Cristo e della trasmissione della fede».




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L’infallibilità

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In secondo luogo, i dubbi sollevati sulla definitività di Ordinatio sacerdotalis, prosegue Ladaria (nella foto sopra),«hanno conseguenze gravi anche sul modo di comprendere il magistero della Chiesa. È importante ribadire che l’infallibilità non riguarda solo pronunciamenti solenni di un concilio o del Sommo Pontefice quando parla ex cathedra, ma anche l’insegnamento ordinario e universale dei vescovi sparsi per il mondo, quando propongono, in comunione tra loro e con il Papa, la dottrina cattolica da tenersi definitivamente».

E’ a questa infallibilità che si è riferito Giovanni Paolo II in Ordinatio sacerdotalis. «Così egli non ha dichiarato un nuovo dogma ma, con l’autorità che gli è stata conferita come successore di Pietro, ha confermato formalmente e ha reso esplicito, al fine di togliere ogni dubbio, ciò che il magistero ordinario e universale ha considerato lungo tutta la storia della Chiesa come appartenente al deposito della fede».




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