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5 consigli liturgici e spirituali per i ministeri della musica e i cori parrocchiali

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Catholic Link - pubblicato il 30/05/18

di Jhan Sayago, musicista cattolico, Venezuela

Nella maggior parte delle parrocchie c’è un coro o un ministero musicale che si incarica del servizio liturgico durante la Santa Messa domenicale, ma il coro o il ministero a volte non compie come dovrebbe la sua missione di essere musicista di Dio. Ecco quindi cinque consigli, sia liturgici e che spirituali, per chi serve Dio attraverso la musica.

1. Riconoscere che siamo strumenti del Signore

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Ci siamo forse imbattuti nel coro in qualche cantante o musicista che vuole essere la star, che salmodia solo a Pentecoste o in qualche altra solennità, che vuole sempre spiccare nel coro, far sì che la sua voce risuoni più di quella degli altri, che vuole fare gli assoli di chitarra a Messa…

A questi musicisti vorrei dedicare questo primo consiglio, che è spirituale: la Santa Eucaristia non è un atto in cui dimostriamo i nostri doni e i nostri talenti agli altri, ma un sacramento in cui Cristo si rende presente, in corpo, anima e divinità, sotto le specie del Pane e del Vino. La Messa, quindi, non è un concerto. Il centro della Messa è Cristo, la star è Lui.

Per far fronte a questo problema, raccomando la preghiera di San Francesco: “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace”. Se cercate la fama, gli applausi e i fans state perdendo tempo. Investite in qualcosa di meglio, anche se non c’è niente di meglio che cantare per Dio.

2. Discernimento

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Come musicisti di Dio dobbiamo discernere tutto il tempo, sia nella vita quotidiana che nel servizio liturgico, per poter compiere in modo eccellente la nostra missione di musicisti cattolici. Essere buoni musicisti di Dio è difficile ma non impossibile. Accostarsi costantemente ai sacramenti, la lettura quotidiana della Parola di Dio e la recita del Santo Rosario sono di vitale importanza spirituale.

Il discernimento per i canti c’è ogni volta che si apre il cuore all’azione dello Spirito Santo prima e dopo il servizio liturgico. Discernere quale canto scegliere perché si colleghi alle letture del giorno, al Vangelo, alla riflessione del sacerdote… La domanda per discernere i canti è “Cosa vuole dirci il Signore oggi?” Non possiamo cantare qualsiasi cosa, il primo canto che ci viene in mente o quello più bello. I canti devono essere sempre prodotto dell’ispirazione divina nei musicisti, non frutto dei loro gusti personali.

Ricordate di non trasformare la Messa in un concerto. Dovete svolgere bene il vostro lavoro: non rallegratevi mai di aver fatto le cose a metà, pianificate sempre i canti per il servizio e non criticate un canto perché è vecchio o ha un ritmo che sembra funebre. Ricordate sempre che è Dio che parla cantando.

3. Pregare e studiare

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La preghiera è il combustibile del nostro cuore, e senza di essa non possiamo seguire la via del Signore. Un cristiano che non dedichi un momento della sua giornata alla preghiera sta perdendo la sua battaglia spirituale. Dobbiamo pregare tutti i giorni, comunicare con Dio in ogni luogo e in ogni momento, e non cercare scuse per non pregare. Come diceva San Giovanni Paolo II, chi dice che non prega perché non ha tempo, in realtà non manca di tempo, ma d’amore.

Studiare? Sì, bisogna studiare, ma cosa? Musica, liturgia, magistero della Chiesa, vita dei santi… Nel coro si devono dare a tutti alcune nozioni musicali, si devono studiare il Catechismo della Chiesa Cattolica, il Concilio Vaticano II, il Musicam sacram, tra i documenti ecclesiali che parlano di musica.

4. Non essere superficiali

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La missione dei musicisti di Dio non è solo quella di cantare a Messa, all’ora santa, ai concerti, ecc. Il coro deve insegnare agli altri musica e canto e offrire interventi su liturgia e musica – in base al livello di formazione – in altre parrocchie a cori o ministeri che stanno iniziando questo bel servizio, oltre a cercare di compiere visite a ospizi e ospedali per portare la gioia del Vangelo.

Il coro deve anche aiutare nell’organizzazione delle processioni della Settimana Santa, delle novene, delle feste patronali e delle altre attività parrocchiali. Il coro o ministero non canta solo alla Messa della domenica.

5. Cantare al Signore con la vita più che con la voce

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“Cantate al Signore un canto nuovo; la sua lode nell’assemblea dei fedeli. Siamo stati esortati a cantare al Signore un canto nuovo. L’uomo nuovo conosce il canto nuovo. Il cantare è segno di letizia e, se consideriamo la cosa più attentamente, anche espressione di amore. Colui dunque che sa amare la vita nuova, sa cantare anche il canto nuovo. Che cosa sia questa vita nuova, dobbiamo saperlo in vista del canto nuovo. Infatti tutto appartiene a un solo regno: l’uomo nuovo, il canto nuovo, il Testamento nuovo. Perciò l’uomo nuovo canterà il canto nuovo e apparterrà al Testamento nuovo. Non c’è nessuno che non ami, ma bisogna vedere che cosa ama. Non siamo esortati a non amare, ma a scegliere l’oggetto del nostro amore. Ma che cosa sceglieremo, se prima non veniamo scelti? Poiché non amiamo, se prima non siamo amati. Ascoltate l’apostolo Giovanni: Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo (cfr. 1 Gv 4, 10). Cerca per l’uomo il motivo per cui debba amare Dio e non troverai che questo: perché Dio per primo lo ha amato. Colui che noi abbiamo amato, ha dato già se stesso per noi, ha dato ciò per cui potessimo amarlo. Che cosa abbia dato perché lo amassimo, ascoltatelo più chiaramente dall’apostolo Paolo: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori» (Rm 5, 5). Da dove? Forse da noi? No. Da chi dunque? «Per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5, 5).

Avendo dunque una sì grande fiducia, amiamo Dio per mezzo di Dio. Ascoltate più chiaramente lo stesso Giovanni: «Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4, 16). Non basta dire: «L’amore è da Dio» (1 Gv 4, 7). Chi di noi oserebbe dire ciò che è stato detto: «Dio è amore»? Lo disse colui che sapeva ciò che aveva. Dio ci si offre in un modo completo. Ci dice: Amatemi e mi avrete, perché non potete amarmi, se già non mi possedete.

O fratelli, o figli, o popolo cristiano, o santa e celeste stirpe, o rigenerati in Cristo, o creature di un mondo divino, ascoltate me, anzi per mezzo mio: «Cantate al Signore un canto nuovo». Ecco, tu dici, io canto. Tu canti, certo, lo sento che canti. Ma bada che la tua vita non abbia a testimoniare contro la tua voce. Cantate con la voce, cantate con il cuore, cantate con la bocca, cantate con la vostra condotta santa. «Cantate al Signore un canto nuovo». Mi domandate che cosa dovete cantare di colui che amate? Parlate senza dubbio di colui che amate, di lui volete cantare. Cercate le lodi da cantare? L’avete sentito: «Cantate al Signore un canto nuovo». Cercate le lodi? «La sua lode risuoni nell’assemblea dei fedeli». Il cantore diventa egli stesso la lode del suo canto. Volete dire le lodi a Dio? Siate voi stessi quella lode che si deve dire, e sarete la sua lode, se vivrete bene”.

Dai Discorsi di Sant’Agostino (Discorso 34, 1-3.5-6; 41, 424-426).

Condivido infine una preghiera di Sant’Ignazio di Loyola:

“Signore, insegnami a essere generosa,
a servirti come lo meriti,
a dare senza contare,
a combattere senza pensiero delle ferite,
a lavorare senza cercare riposo,
a prodigarmi senza aspettare altra ricompensa,
con la coscienza di fare la Tua santa volontà”.

QUI L’ORIGINALE

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