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E con la pappa come la mettiamo? Al tuo bimbo servono poche regole chiare

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Ospedale Bambino Gesù - pubblicato il 29/05/18

Sia a casa sia a scuola, è importante seguire e condividere alcuni principi e garantire al bambino la adeguata varietà, la giusta quantità di energia e la ricchezza di principi nutritivi. Accompagnandolo alla scoperta meravigliosa del gusto

Fondamentale prestare attenzione sia al contenuto del pasto sia alla forma: ecco alcuni consigli utili. L’esperienza quotidiana di nutrire un bambino accomuna genitori ed educatori nelle scuole ed è un’occasione imperdibile anche dal punto di vista educativo e sociale. È importante, pertanto, prestare attenzione sia al contenuto del pasto sia agli aspetti formali dello stesso. Pochi piccoli spunti di riflessione qui di seguito. Regole nutrizionali e atteggiamento psicologico.

L’alimentazione al nido e nelle scuole materne deve essere attentamente pianificata con l’aiuto di esperti del settore in quanto in una dieta per bambini (anche di più che in un adulto) non dobbiamo garantire solo le calorie (e dunque la quantità) ma anche e soprattutto la qualità ossia la corretta distribuzione dei nutrienti, la presenza di micronutrienti essenziali e la diversificazione della scelta alimentare. Questo è particolarmente vero quando siamo di fronte a diete speciali (prive di lattosio e/o di proteine del latte
e/o di specifici alimenti e/o vegetariane) che potrebbero esporre il piccolo a carenze nutrizionali importanti.

Ovviamente ogni età ha la sua richiesta alimentare.  Dagli 0 ai 6 mesi il latte è il principe dell’alimentazione infantile in quanto da solo è in grado di soddisfare i bisogni idrici e calorici del lattante. Il latte materno è l’ideale per il cucciolo uomo ma laddove non c’è il latte artificiale sopperirà. È importante in questa fase che l’offerta dell’alimento sia condita con le cure adeguate (mai lasciare da solo con il biberon il bambino) e comprendere che non tutti i pianti sono “da fame”. Bisogna discriminare e imparare a non offrire sempre il cibo come risposta al bisogno di accudimento.


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Ai 6-7 mesi arriva la prima pappa con tutto quello che comporta. L’esaurimento dei depositi di ferro presenti alla nascita guidano il piccolo verso la ricerca di nuove fonti di nutrimento. D’altra parte il bambino è neurologicamente maturo per stare seduto nel seggiolone e guardare nel viso chi gli offre del cibo. Può voler manipolare il cibo perché ha da poco scoperto uno strumento straordinario: le mani. La prima pappa è un passaggio spesso difficile anche per il genitore/educatore che può andare incontro al sentimento dell’ansia di non nutrirlo abbastanza. Progressivamente le pappe sostituiscono 2 pasti di latte e diventano sempre più complesse in termini di costituzione in macronutrienti.

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A un anno di vita la dieta del bambino è costituita da 2 pappe solide complesse e 3 pasti di latte (latte materno o latte artificiale) e il bambino vuole assolutamente mangiare da solo. Dobbiamo permetterglielo. Non va aggiunto sale alla pappa almeno per tutto il primo anno di vita. Oltre l’anno il cammino si fa sempre più interessante: il bambino discrimina maggiormente i sapori e fa scelte autonome. I gusti cambiano velocemente e un alimento che prima non piaceva può essere graditissimo a distanza di poche settimane. Agli educatori e ai genitori spetta solo il compito di non stancarsi mai di proporre e riproporre alimenti diversi. A 2-3 anni il bambino ha acquisito notevoli abilità, sempre più i pasti diventano momenti conviviali e di relazione in cui sviluppare capacità sociali. Valorizzare questi aspetti è sempre un buon  consiglio.




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Quando preoccuparsi? La maggior parte dei bambini  apprezza il cibo e mangia senza problemi se gli adulti rispettano le loro scelte. Inoltre i bambini hanno un ottimo sistema di autoregolazione nell’assunzione di cibo. Ci possono essere situazioni o momenti in cui i piccoli sono fisiologicamente inappetenti (verso i 2 anni rallenta la velocità di crescita e il bambino mangia di meno; se il piccolo ha raffreddore, febbre, tosse può avere inappetenza e difficoltà a deglutire ma appena starà meglio vorrà mangiare di nuovo, etc). Bisogna invece ricorrere a un aiuto esperto quando il bambino non mangia e non beve in modo persistente e se cala di peso o presenta altri sintomi associati (diarrea, vomito, stanchezza, etc) per escludere che qualche malattia sia alla base di questo atteggiamento soprattutto se persiste rifiuto o negativismo nei confronti del cibo.


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