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I catari erano “uomini buoni” come dicevano?

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Salvador Aragonés - pubblicato il 28/05/18
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Una delle storie più oscure e piene di mistero… o no?Una volta sono stato invitato sulla Rotta dei Catari, in Francia chiamati “Bonshommes” e che arrivando in Spagna è chiamata appunto Ruta de los Hombres Buenos (Rotta degli Uomini Buoni). I catari erana una setta che si diffuse nel sud della Francia nel Basso Medioevo e vennero perseguitati durante le crociate in quanto eretici che predicavano una religione piuttosto diversa da quella della Chiesa di Roma e contraria al Papa e alla Chiesa cristiana.

Nei secolo X e XI la Chiesa visse sicuramente un periodo in cui i costumi si erano molto rilassati a tutti i livelli, nonostante i tanti frutti di santità dell’epoca, come Domenico di Guzmán, Stanislao di Cracovia, Francesco d’Assisi, Thomas Becket, Bernardo di Chiaravalle, Elena di Svezia, Margherita di Scozia, Ildegarda di Bingen, Ugo di Cluny e altri santi che furono re, nobili e chierici.

La rotta andava da Foix (nel sud della Francia) ai Pirenei, costeggiando Andorra e attraversando i Pirenei ai monti del Cadí, fino a Manresa (Spagna). Era una via di fuga in piena regola, passando per luoghi inospitali e difficili.

Ma perché erano chiamati “uomini buoni”? Secondo le guide di questa rotta è perché i catari difendevano una fede “semplice e amante della natura”, e vennero perseguitati dai cristiani legati a Roma in modo crudele, quando non volevano difendersi. Sinceramente mi è sembrata una visione semplicistica e parziale.

I catari o albigesi (dalla diocesi di Albi, nel sud della Francia), chiamati anche “puri”, adottarono convinzioni che provenivano dall’Oriente, un miscuglio di idee gnostiche, manichee e dualiste, e credevano in due principi, il Bene e il Male. Il Bene era Dio, il Male era Satana, e con lui il Mondo. Respingevano la gerarchia, l’Antico Testamento (era opera di Satana); Gesù Cristo era un Angelo di Dio; le opere dei credenti non avevano valore ed erano proibiti i giuramenti.

Credevano poi nella lotta costante tra il Bene e il Male. L’uomo, secondo loro, era composto dal corpo, che era il male, e dall’anima, che doveva lottare sempre fino a liberarsi dal corpo mediante la morte. Credevano nella trasmigrazione delle anime, che passavano da un corpo all’altro, e anche all’“endura”, il suicidio per inanizione. Avevano un unico sacramento, il “consolamentum”, una specie di confessione generale che obbligava poi a non commettere alcun peccato e a seguire digiuni e penitenze rigorosi. Il loro libro sacro era il Vangelo di San Giovanni, che si doveva imparare a memoria, e si dovevano recitare più di 200 Padre Nostro (con una formula combinata) al giorno.

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Tra i catari si distinguevano due classi: i credenti e i perfetti (parfaits). La grande maggioranza apparteneva ai credenti, che potevano condurre una vita dissoluta e peccatrice e alla fine della vita, poco prima di morire, ricevevano il “consolamentum”, per cui la loro anima poteva trasmigrare in un’altra persona. Il loro dovere principale era curare l’abitazione e l’alimentazione dei perfetti.

I perfetti erano coloro che avevano ricevuto il “consolamentum” e si impegnavano a condurre una vita di grandi digiuni e penitenze per liberarsi dal male. Le donne potevano essere “perfette” solo se provenivano dalla nobiltà. I perfetti si obbligavano al celibato e a diffondere le dottrine catare in tutto il mondo. I vescovi erano eletti tra i perfetti.

I catari si diffusero nel sud della Francia (Albi, Carcassonne, Narbonne, Tolosa, Nîmes, Angen) ed erano difesi dai regni del Sud, che li consideravano loro vassalli (come i conti di Tolosa e il Regno d’Aragona, a cui rendevano vassallaggio), mentre quelli del Nord volevano conquistare quelle terre. I catari vennero dichiarati eretici dalla Chiesa di Roma (Concili Lateranensi III e IV, XII secolo), e dopo l’assassinio del legato papale, Pierre de Castelnau (XIII secolo ) – che voleva giungere a un accordo di pace tra i conti e i signori di Linguadoca –, il re Filippo Augusto di Francia, con il sostegno di Papa Innocenzo III, organizzò una crociata e vinse nella battaglia di Muret, riconquistando alla Francia la regione dell’Occitania.

La crociata più sanguinosa contro i catari venne diretta da Simone di Montfort, quinto conte di Leicester, uomo spietato e sanguinario, e in essa non pochi crociati agirono da mercenari e si impossessarono dei tesori dei palazzi dei catari. I Francesi erano ben armati e addestrati e non incontrarono grande resistenza da parte dei catari, che non erano abituati alla guerra. Si trattava di campagne-lampo perché i nobili francesi non potevano fare più di 40 giorni di servizio d’Ost, durata del servizio militare all’epoca feudale.

La Chiesa di Roma inviò predicatori eccellenti come Diego de Acebes e Domenico di Guzmán, fondatore dell’Ordine dei Predicatori (Domenicani), Guillem Claret e altri, ottenendo un consistente numero di conversioni di catari al cristianesimo.

I catari si indebolirono per via di persecuzioni, superiorità militare francese, alleanze e matrimoni tra le case reali alleate con il Papa e creazione dell’Inquisizione, e scomparvero praticamente nel XIV secolo. Resistettero in parte nel Regno d’Aragona e in Bosnia.

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