Guida con successo una grande azienda di ceramiche che ha rilanciato dopo una lunga “traversata nel deserto”: «Devo dire grazie ai miei studi in filosofia e alla formazione dai Gesuiti»
di Igor Traboni
Un enorme piazzale invaso da sampietrini e piastrelle con i tir pronti per le spedizioni in tutta Europa, tre capannoni giganteschi con altrettanti forni da oltre 1.000 gradi, nastri che trasportano la produzione a ciclo continuo: nessun rumore infernale e neanche polveri o fumi, ma l’atmosfera della grande industria la si respira comunque. Allora, quando entri nell’ufficio di Francesco Borgomeo ti aspetti qualcosa che richiami il suo essere imprenditore in questo settore, magari il classico casco giallo da cantiere. E invece no: vari libri di cultura umanistica, compreso quello sul rapporto tra cattolici e politica scritto proprio da Borgomeo (Un progetto cattolico per la politica, con Massimo Crosti), alle pareti delle bellissime Madonne realizzate con la ceramica che esce da questi forni industriali e, proprio di fronte alla scrivania di quello che è uno dei più affermati manager europei, il diploma di laurea in Filosofia alla Gregoriana di Roma.
Siamo nella zona industriale di Anagni, la città dei Papi in provincia di Frosinone, e qui ha sede la Saxa Gres, ex stabilimento Ceramiche Marazzi che Borgomeo ha rilevato, facendone un gioiello dell’economia circolare: da materiale di recupero, in particolare dalle ceneri dei termovalorizzatori per l’immondizia, alla piastrella, in un circolo virtuoso in cui la ceramica acquista nuova vita. Una intrapresa che Borgomeo ha deciso di raddoppiare rilevando la Ideal Standard di Roccasecca, qualche chilometro più in giù sempre seguendo le tre corsie della Roma-Napoli, quando la nota azienda di sanitari in ceramica era ormai avviata alla chiusura con il licenziamento di 300 lavoratori. Una storia di successo imprenditoriale, come direbbero su certi rotocalchi. Ma allora, quella laurea in Filosofia che ci fa?
PENSARE DIVERSAMENTE
«È sempre stata la mia passione», risponde Borgomeo con una luce negli occhi più esplicativa di mille risposte. «Non solo ne sono stato sempre affascinato, ma ho sempre ritenuto importante tutto ciò che è conoscenza, anche interiore. E quel tipo di studi poi mi è servito per il mio lavoro e continuamente vi faccio ricorso: la riflessione, l’analisi, l’approfondimento, incontrare l’altro in tutti i suoi aspetti, compresi i dipendenti. Io oggi lavoro molto nei processi di riconversione industriale e qui si tratta di vedere delle cose che vanno oltre, delle situazioni che non esistono e che pure ci sono. Anche nel nostro ambiente c’è bisogno di una sorta di pensiero laterale, ampliando la visione di quello che abbiamo davanti. Ecco, questa capacità di lettura deriva dall’essere figlio della filosofia, da quegli anni alla Gregoriana. E la ricchezza, non solo negli studi, che mi hanno trasmesso i Gesuiti è stata grande. Io poi sono cresciuto in un ambiente gesuitico, da mio zio padre Pasquale Borgomeo (a lungo direttore di Radio Vaticana, ndr) a un cugino di mia madre, religioso a Napoli. I miei studi preferiti? Aristotele e la Scolastica».
Ecco, siamo a Tommaso d’Aquino, nativo proprio di quella Roccasecca dove si trova la fabbrica della Ideal Standard.