Dio è troppo esigente quando ci chiede sia di pregare che di servire?
Quanto spesso avete sentito (o detto) queste parole: “Se Dio voleva davvero che avessi una vita di preghiera non mi avrebbe dato questa vita”?
Molte persone lamentano il fatto che la loro vita sembri in conflitto con quello che comanda Dio – ad esempio, “Pregare sempre, senza stancarsi” (Luca 18, 1). Questo conflitto, ho sentito dire, è il risultato di “una pianificazione errata da parte di Dio”.
In altre parole, se Dio è davvero serio su cose come la preghiera e il sabato, non avrebbe dovuto darci vocazioni come la famiglia o il ministero, che esigono tutto da noi senza lasciare spazio per altro. E allora, chi ha torto? Dio o noi?
La scorsa settimana ho iniziato una serie di contributi sulla sindrome dell’affaticamento spirituale cronico, chiedendo se siamo troppo impegnati e troppo stanchi per cooperare con Dio.
Non vi sembra che (almeno per buona parte del tempo) le esigenze dell’ORA interferiscano con gli ideali cristiani di raccoglimento, silenzio e quella pace che Sant’Agostino descriveva come “la tranquillità dell’ordine”? Dio si aspetta davvero che una madre concitata dica: “Sally, devi cambiarti il pannolino da sola e farti il pranzo, perché mamma ora deve fare la sua meditazione”? Tollereremmo un pompiere cattolico che dice: “Vorrei spegnere quel fuoco – lo vorrei davvero! – ma è domenica ed è ora dei vespri…”
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La nostra vita, i doveri quotidiani e le nostre crisi costanti sono del tutto inconciliabili con la chiamata cristiana alla santità, all’unione con Dio e all’adorazione degna? Dio è irragionevole? Siamo negligenti? O stiamo facendo del nostro meglio e Dio dovrà solo imparare a convivere con questo fatto?
Non c’è una risposta breve e semplice a domande di questo tipo, ma forse un esempio può aiutare.