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La magia di un suono che “funziona” sempre: il cuore della mamma (VIDEO)

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Paola Belletti - Aleteia - pubblicato il 22/05/18

Uno spot per prodotti alimentari della prima infanzia mette in scena un esperimento che mostra il potere calmante del suono più importante per la vita di ogni figlio

Da quando sono mamma ho sviluppato una capacità di commozione e immedesimazione che prima non avevo e non credevo nemmeno possibile. Non è un gran pregio, anzi, perché essa si esprime spesso ad un livello imbarazzante. Vi prego ditemi che è capitato anche a voi che so di piangere per la pubblicità del disinfettante per il bucato dei neonati; o di sentire trasporto sincero per Winnie the Pooh e i suoi bislacchi amici del Bosco dei Cento Acri; o di non riuscire a reggere la tensione quando Nemo si smarrisce? (Sì, le mie figlie ora sono grandine, dai 9 ai 14 anni e la lista dei film disney andrebbe aggiornata).

Ditemi, anche solo per semplice cortesia, che non potete più, con la stessa ruvida noncuranza, affrontare un viaggio in aereo. Che non sapete più ascoltare le notizie terribili che il mondo ci spedisce senza sentire dolore nella vostra carne perché sapete che in quel mondo ci abitano i vostri figli. Certo poi la cosa si riesce a gestire, a dissimulare, a trasformare in saggezza o addirittura ad associare ad una nuova forza. Ecco, tutto questo per spiegarvi che, anche di fronte ad un banale piccolo esperimento fatto a fin di bene e che vede coinvolti dei bambini ho provato una fitta di sofferenza. Scommetto che gli ideatori sono uomini anzi no forse donne ma senza figli. Ok, facciamo che non scommetto.

Si tratta dello spot per un alimento della prima infanzia, di una multinazionale colombiana, che mostra il potere del suono del battito cardiaco materno sulle emozioni dei bimbi. Ma questi piccoli hanno dai sei ai dodici mesi. E le loro mamme li accompagnano dentro una stanza bianca, li posano su un tappeto grigio e se ne vanno. “La mamma torna” dice una. E loro piangono, poveri piccini.

Di là dal vetro a specchio, come nei più classici dei polizieschi, ogni mamma a turno si siede e vede il figlioletto. Al loro fianco un giovane operatore offre loro un microfono da poggiare sul petto, all’altezza del cuore. “Esto es un dopler” dice il giovane uomo e subito, eseguite le sue istruzioni, ecco che partono dei suoni inconfondibili e a tutte noi tornano in mente i famosi “monitoraggi”. Noi, il marito, i nostri grossi pancioni con la pelle bella tesa, le nostre occhiaie da notti insonni e il suono del cuoricino di nostro figlio. A questo non è possibile resistere; ci si commuove tutte.


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Invece quello che succede in quella stanza bianca e grigia come gli schermi degli ecografi è la riproposizione di un’esperienza che quei bimbi hanno ancora profondamente presente. Loro che da dentro sentivano il cuore della mamma.  E, in effetti, ascoltando quel suono li vediamo tutti calmarsi, smettere di piangere, qualcuno ride felice. Le mamme, naturalmente, fanno i conti con uno tsunami di emozioni. E l’eminenza grigia del marketing, che invece il cuore non ce l’ha, sarà passata ad incassare i profitti di questo picco emotivo.




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Per quanto riguarda lo sviluppo uditivo sappiamo che inizia molto presto: tra l’ottava e la decima settimana, con la formazione della coclea, e si completa intorno al sesto mese di gestazione a ventiquattro settimane circa di gestazione. La vita prima della nascita è tutta popolata di suoni e tra essi spicca con forza proprio quello del battito cardiaco della mamma e della sua voce; la sola voce che viene sentita dal di dentro e che per tutta la vita comporterà al solo percepirla un rilascio di ossitocina nel nostro organismo di figli, perché figli si resta sempre e mamme pure. (Una parentesi è troppo poco per l’indignazione che l’orrore della maternità surrogata merita, lo so. Ma questa volta cerchiamo di opporre a quella radicale ingiustizia la verità primitiva di un legame di fatto indistruttibile)




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