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Meno selfie e più strette di mano. Lo seguiamo il consiglio di Papa Francesco?

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Antoine Mekary | ALETEIA | I.MEDIA

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 16/05/18

Il monito preoccupato del papa durante l'incontro con la Diocesi di Roma. "Forse è anche colpa della Chiesa..."

«Basta selfie a messa» (9 novembre 2017). «La vocazione non prevede selfie (17 gennaio 2018).

Il crescendo di richiami anti selfie-mania di Papa Francesco è esploso nell’incontro del 15 maggio con la Diocesi nella basilica di San Giovanni in Laterano. Ai presenti ha raccontato la visita di venerdì alla sede romana di Scholas Occurrentes:

«C’erano tantissimi giovani, facevano chiasso, chiasso. Erano contenti di vedermi, ma pochi davano la mano, la maggior parte stava col telefonino su: “Foto, foto, selfie, selfie!”. La loro realtà è quella, quello è il mondo reale, non il contatto umano. E questo è grave. Sono giovani virtualizzati. Il mondo delle comunicazioni virtuali è buono ma quando diventa alienante ti fa dimenticare di dare la mano, ti fa salutare col telefonino» (La Stampa, 15 maggio).

Il dialogo con i “vecchi”

Allora, dice il Papa, bisogna «far atterrare i giovani nel mondo reale, senza distruggere le cose buone che può avere il mondo virtuale». In questo senso aiutano tanto le opere di misericordia: «Fare qualcosa per gli altri, concretizza».

Anche è fondamentale il dialogo con gli anziani: «Con i genitori no perché sono di una generazione le cui radici non sono molto ferme»; invece il dialogo coi «vecchi» aiuta ai «giovani sradicati» a ritrovare le radici necessarie «per andare avanti».




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Una Chiesa “chiusa”

Se oggi è questo lo scenario, ammonisce Papa Francesco, forse è perché «la Chiesa si è chiusa in sé stessa, forse a furia di fare cose ha perso il senso vero della missione, quella di ascoltare il grido che sale dalla nostra gente di Roma».

Lo strumento efficace

E allora non ci si accorge che la gente a Roma è sola.

«Fenomeni come l’individualismo, l’isolamento, la paura di esistere, la frantumazione e il pericolo sociale – prosegue il papa – tipici di tutte le metropoli e presenti anche a Roma, hanno già in queste nostre comunità uno strumento efficace di cambiamento. Non dobbiamo inventarci altro, noi siamo già questo strumento che può essere efficace, a patto che diventiamo soggetti di quella che altrove – ha evidenziato il Papa in un dialogo di un’ora e mezza – ho già chiamato la rivoluzione della tenerezza».

La gente che “non fa catechismo”

Francesco dunque, ancora una volta, invita ad ‘uscire’ e a guardare anche quella gente semplice che incarna il Vangelo nella vita di tutti i giorni e «magari non fa catechismo» (L’Huffington Post, 15 maggio).




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