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Sapete quali sono le 3 strade per arrivare a Dio?

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4Max/Shutterstock

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 16/05/18

Purificazione, illuminazione, unione. Scopriamo di cosa si tratta

«La mia intenzione è di offrire a ogni cristiano un libro pratico di Esercizi che permetta di percorrere da soli una via contemplativa verso il Padre», dice Franz Jalics, autore di “Esercizi di contemplazione” (Ancora editrice). E in effetti in questo testo si possono trovare una serie di consigli pratici per avvicinarsi ad un vero equilibrio spirituale. Che risiede nell’incontro con Dio.

Jalics indica tre strade per arrivare a Dio: la via della purificazione (via purgativa), la via della illuminazione (via illuminativa), la via dell’unione (via unitiva).

La via della purificazione

La via della purificazione viene percorsa per eliminare gli ostacoli più grossi che ci allontanano da Dio. Si tratta di una purificazione da quelli che sono i peccati gravi. Il suo metodo è caratterizzato dal pensiero discorsivo della ragione e dall’attivazione della volontà.

La ragione viene esercitata attraverso analisi, meditazioni e riflessioni sul senso della vita e sulle vie che conducono a raggiungere lo scopo. La volontà, invece, viene stimolata adducendo motivi per la conversione e per un cambiamento di vita.

La persona medita sulle ragioni della propria esistenza in questo mondo, su ciò che vuole raggiungere e sulle conseguenze che le proprie azioni hanno sul percorso della vita stessa. Queste riflessioni conducono a orientare in modo nuovo la propria vita verso Gesù Cristo.


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La via dell’illuminazione

La seconda fase è quella della via dell’illuminazione.

Non bisogna identificare il significato di questa parola con l’illuminazione secondo i metodi di preghiera orientali. In questa fase si lavora in maniera più accurata al progresso dal bene al meglio.

Il predominio del lavoro razionale viene ora completato attraverso un affinamento della sensibilità interiore: si impara ad avere a che fare col proprio carattere; si prova a sentire ciò che sta dietro le quinte dei propri comportamenti; si scruta nei turbamenti inconsci e si rielabora il proprio passato; si apprendono atteggiamenti che corrispondono all’amore e a una maggiore umanità; si impara il gusto del bene e a comportarsi in maniera benevola con se stessi. L’aiuto essenziale per orientarsi in questa via è l’esempio di Gesù Cristo e dei santi.

Secondo un’espressione, diventata tradizionale nella Chiesa, lo scopo della via illuminativa è l’acquisizione delle virtù. Volendo tradurlo in lingua corrente, si potrebbe dire che il suo obiettivo è quella crescita nei sentimenti e nel comportamento, tale da renderci più umani e così anche più conformi a Cristo. Si tratta di aspirare alla perfezione cristiana.


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La via dell’unione

La terza fase è la via dell’unione. In opposizione all’ascesi, questa via viene chiamata mistica. Questa tappa comporta la svolta più grande e radicale nella vita spirituale. Nelle prime due tappe la persona doveva sforzarsi di cambiare, di superare i comportamenti peccaminosi, di sanare i complessi della psiche e di rendere più integro il suo carattere.

Nella via dell’unione succede qualcosa di radicalmente diverso. Ora è Dio a prendere l’iniziativa, e l’uomo deve solamente affidarsi a lui.

Nella preghiera rivolge la sua attenzione unicamente e solamente su Dio. Dio agisce. L’uomo diventa uno strumento nelle mani di Dio. Egli vive, ma più del suo Io è Cristo che vive in lui (cf Gal 2, 20).




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La terra di nessuno

Un cambiamento di questo genere non accade in pochi giorni. È anche evidente che non è l’uomo a compierlo da solo.

Proprio perché il cambiamento è così radicale, esiste anche una zona di passaggio, una terra di nessuno, nella quale la trasformazione si sta ancora aprendo la strada, ma non è già tanto avanzata, da essere al punto in cui Dio abbia preso chiaramente l’iniziativa. A questo stadio serve lo sforzo dell’uomo.

Contemplazione attiva

Normalmente, però, la via è quella di una preparazione specifica che si ottiene volgendosi verso Dio e lasciando conseguentemente cadere il pensare discorsivo e l’occuparsi del proprio perfezionamento psichico. Questa zona di transito viene chiamata anche contemplazione attiva, perché l’uomo è ancora attivo nel mettere in azione la propria attenzione. Con l’accrescimento della grazia, cessa anche l’attività dell’uomo. L’attenzione rivolta verso Dio viene ora sostenuta dall’interiorità dell’uomo.


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Dio è semplice, e la via che Gesù Cristo ha indicato e che conduce al Padre è quanto mai semplice. Non è sempre facile, ma è un sentiero sobrio e non complicato. Consiste appunto nello stare rivolti docilmente, umilmente e costantemente verso Dio.

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