Un astronomo americano ha trasformato in musica i movimenti della Via Lattea ed è quasi un invito ad alzare lo sguardo all'armonia di Dio che non è poi così nascosta
Non appena Dante mise piede insieme a Beatrice in cielo sentì subito una musica mai udita prima:
La novità del suono e ‘l grande lume di lor cagion m’accesero un disio mai non sentito di cotanto acume (Paradiso, I)
Melozzo da Forlì - Angelo
L’effetto di questa novità piacevolissima è l’accendersi di un «disio», desiderio, mai avvertito con tanta pienezza prima. È Dio che ci chiama a casa, mandandoci segni visivi, uditivi, tattili: lì dove trapela qualcosa del suo canto libero, ecco spalancarsi in noi la voglia di appartenere a questa Creazione che non è caos, non è disordine, non è cacofonia. A ciascuno il suo sparito, da scrivere sulla terra tentando di imitare il ritmo delle sfere celesti.