separateurCreated with Sketch.

Una morte, un licenziamento, un fallimento: «Vivi e affronta questo per amore Mio»

LACRIMA, OCCHIO, TRISTEZZA
whatsappfacebooktwitter-xemailnative
Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 11/05/18
whatsappfacebooktwitter-xemailnative

Nessuno potrà toglierci la gioia, se un ostacolo o un dolore è vissuto nella certezza che Dio riempie di senso ogni frammento di vitaIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità vi dico: voi piangerete e vi rattristerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete afflitti, ma la vostra afflizione si cambierà in gioia.»
La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo.
Così anche voi, ora, siete nella tristezza; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e
nessuno vi potrà togliere la vostra gioia». (Gv 16,20-23a)

«La donna, quando partorisce, è afflitta, perché è giunta la sua ora; ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più dell’afflizione per la gioia che è venuto al mondo un uomo». La suggestiva immagine che Gesù usa per spiegare il significato del dolore dei discepoli, illumina, per quanto possibile, l’insondabile abisso che si spalanca davanti a noi nell’ora del dolore. Infatti paragonando il dolore dei discepoli a quello di una madre che sta per partorire, Gesù collega la sofferenza a un motivo che non soltanto fa valere la pena di quel dolore, ma che diventa esso stesso il modo attraverso cui superarlo. Infatti un dolore è insopportabile quando lo percepiamo senza motivo.

È il motivo ciò che ci fa reggere anche la fatica di qualcosa. Quando noi perdiamo il senso ogni cosa diventa assurda e quindi invivibile, insopportabile. Il dolore di una madre che partorisce non è mai dolore assurdo, ma è dolore carico di significato, e questo significato viene dal figlio stesso. Potremmo quasi dire che una madre affronta quel dolore “per amore” del figlio. Nella nostra vita a volte manca il “per amore” per cui le cose non scadano nell’assurdo e quindi nell’insopportabile. La venuta di Gesù è quell’evento che ci dà un “per amore” per cui non far diventare mai la vita insopportabile. Infatti non di rado siamo costretti a vivere cose che ci appaiono come vuote, prive di senso, assurde: la morte di un figlio, la perdita di un lavoro, l’esperienza amara di un tradimento, l’esperienza del fallimento. Gesù riempie di significato queste cose non perché le spiega o perché le giustifica, ma perché ci dice ‘vivi e affronta questo “per amore” mio, e io ti prometto che queste cose non saranno l’ultima parola’. È qui che comincia o cade il cristianesimo. Infatti potremmo dire che è tutta un’invenzione per farci piacere ciò che non ci piace, o che è tutto vero fino al punto che tutto sia davvero possibile. Chi ha fede scommette su questa speranza. Senza questa scommessa è già tutto perduto.

#dalvangelodioggi

[protected-iframe id=”c19329926576662c1bc40a4050efdac2-95521288-57466698″ info=”https://www.facebook.com/plugins/post.php?href=https%3A%2F%2Fwww.facebook.com%2Ffededuepuntozero%2Fposts%2F707604239363349&width=500″ width=”500″ height=”271″ frameborder=”0″ style=”border:none;overflow:hidden” scrolling=”no”]