Storia di Nicolas, ucciso per vendetta: il suo funerale poteva degenerare in violenza, invece ha ricordato a tutti che Dio attende di riabbracciare in cielo ogni suo figlio
Di Matteo Invernizzi
Normalmente, nella nostra parrocchia di Bogotá, Nuestra Señora de Las Aguas, non si celebrano funerali: le agenzie funebri preferiscono che tutto avvenga vicino al cimitero per ridurre i tempi del trasporto… Nonostante questo, un giorno mi chiedono di celebrare le esequie di un giovane del quartiere. Cerco di raccogliere informazioni e scopro che Nicolás era stato ucciso per vendetta, perché il fratello, poco più che ventenne, aveva assassinato un altro giovane del quartiere vicino.
Leggi anche:
Il catechismo ci aiuta a essere padri e madri migliori?
Un’ora prima della messa la piazza della chiesa è già colma di giovani, con le loro moto e le giacche di pelle. Si stringono attorno al feretro, gridano, scattano selfie. Poco lontano, una camionetta della polizia accompagna il fratello carcerato e la famiglia si scaglia urlando contro i poliziotti cercando di aprire le porte del furgone. Quelli dell’agenzia funebre mi pregano di iniziare subito la messa per evitare disordini e si ritirano rapidamente. La sacrestana mi incoraggia consigliandomi, nel caso inizino a sparare, di chiudermi nella sacrestia. In questo clima surreale, non riesco a vedere altro che gente smarrita, stordita dal dolore, dall’ingiustizia, dalla violenza che li ha accompagnati fin da bambini.
Gente che si sfoga con le lacrime e con la rabbia, perché non conosce più le parole per parlare con Dio, per affidargli il proprio dolore.
Esco dalla chiesa per accogliere la bara: alla vista del sacerdote, per di più straniero, avvolto nei paramenti viola, si fa il silenzio. Approfitto del momento per riportare l’attenzione di tutti sul mistero che stiamo celebrando: Nicolás ritorna alla casa del Padre, quella casa in cui è entrato il giorno del suo battesimo e da cui si è poi allontanato, che non ha mai smesso di essere la sua casa e dove il Padre sempre lo ha aspettato per riabbracciarlo. Proprio all’inizio della celebrazione delle esequie, c’è una bellissima preghiera che sottolinea il legame tra battesimo e morte; ad essa segue il rito dell’aspersione. Così, con gesti solenni, aspergo abbondantemente la bara mentre mi commuovo pensando a quanto il Signore abbia desiderato riabbracciare questo figlio, e come desideri fare lo stesso con tutti i giovani che sono qui.
Leggi anche:
Papa: Colombia, apri il tuo cuore a Dio e lasciati riconciliare!
Da quel momento, la cerimonia prende un’altra piega. Non mancano gli amici che, a turno, sollevano il coperchio per un’ultima foto, ma c’è rispetto e attesa, davanti alla presenza di un mistero più grande.