Per chi ha una visione marxista delle differenze di classe come cause dei problemi, diverso è sempre diseguale, e diseguale è sempre oppressore
I promotori dell’ideologia di genere pensano che “con la fine della famiglia biologica si eliminerà anche la necessità della repressione sessuale. L’omosessualità maschile, il lesbismo e le relazioni sessuale extraconiugali non verranno più visti in forma liberale come opzioni alterne, al di fuori della portata della regolamentazione statale, e perfino le categorie di omosessualità ed eterosessualità verranno eliminate: l’istituzione stessa delle relazioni sessuali, in cui uomo e donna ricoprono un ruolo ben definito, scomparirà. L’umanità potrebbe tornare alla sua sessualità polimorfamente perversa naturale”. Parole molto lontane dalla realtà della vita.

Leggi anche:
Come è nata l’ideologia gender? Quali le sue origini?
Questi concetti di Alison Jagger, autrice di vari libri di testo usati nei programmi di studi femminili delle università statunitensi, rivelano chiaramente l’ostilità delle “femministe di genere” nei confronti della famiglia.
“L’uguaglianza femminista radicale significa non solo uguaglianza sotto la legge o uguale soddisfazione delle necessità di base, ma piuttosto che le donne – come gli uomini – non debbano partorire. La distruzione della famiglia biologica permetterebbe, secondo questa ideologia, l’emergere di uomini e donne nuovi, diversi da quelli esistiti in precedenza”.
A quanto sembra, il motivo principale del rifiuto femminista della famiglia è il fatto che per le femministe questa istituzione fondamentale della società “crea e sostiene il sistema di classi sesso/genere”. Così spiega Christine Riddiough, collaboratrice della rivista pubblicata dall’istituzione internazionale anti-vita Catholics for a Free Choice (Cattoliche per il diritto di scegliere).