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Cari nonni, fate i biscotti coi vostri nipoti e lieviterà il loro stupore

NONNI, NIPOTI, CUCINA

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Pane e Focolare - pubblicato il 09/05/18

Il gusto, l'olfatto e il tatto non passano attraverso lo smartphone, perciò cucinare è un'esperienza educativa essenziale per non perdere il contatto con la ruvidità profumata del reale

Cucinando si può aiutare il bambino a conoscere il mondo, si possono trasmettere esperienze e si può aprire lo sguardo allo stupore. È il messaggio molto originale che l’Arcivescovo di Milano Mons. Mario Delpini ha suggerito ai nonni, che sono stati convocati in Duomo domenica 12 novembre 2017. Io non ho partecipato perché sono stata invitata a trascorrere la domenica con il mio nipotino Leonardo: Eccellenza, non se ne abbia a male, ma come neo-nonna non ho resistito e sono corsa da lui. In ogni caso, ho visto che tantissimi nonni hanno accolto con entusiasmo la Sua chiamata, nelle foto si vede il Duomo gremito di fedeli, e quindi plaudo alla felice iniziativa.




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Leggo alcuni resoconti dell’evento: la Santa Messa è stata preceduta da un dialogo informale con dei nonni, che con le loro domande a mons. Delpini hanno toccato alcuni aspetti del loro ruolo. La prima a prendere la parola è Maria Grazia, nonna di Leo (no, non è la nonna del “nostro” Leo, è un curioso caso di omonimia): pensando allo sguardo di meraviglia dei più piccoli, chiede: «Come possiamo tenere aperto tale stupore e permettere che cresca la dimensione interiore dello spirito dei bambini in un mondo che non facilita tutto questo?». Anche alla luce delle difficoltà intergenerazionali causate dalla sempre maggiore invadenza della tecnologia nelle vite di tutti noi e dei più giovani in particolare.
Risponde monsignor Delpini: «Credo che lo scambio di esperienze possa aiutare a non disperdere quell’‘oh’ di meraviglia che, seppure scomparirà inevitabilmente, si può mantenere vivo come una dimensione alta, come spiritualità dello stupore». Di fronte ad un mondo appiattito, come quello dello schermo della TV o dei computer, «al contrario sappiamo che esiste una ruvidità della vita e delle cose e voi potete trasmetterla, insegnando magari a cucinare, per il gusto di mettere le mani laddove nasce il cibo, ad esempio. Lo stupore infantile si perde, ma persiste una riserva che voi custodite come trasmissione di esperienze di vita».

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© Un Flo de Bonnes Choses

Che bello questo suggerimento: nonni, mettetevi a cucinare con i vostri nipoti. Non rincorreteli nel linguaggio dello smartphone, nel capriccio davanti all’ennesimo videogioco. Portateli in cucina e tirate fuori farina, lievito e matterello: ai bambini piace pasticciare, sporcarsi, impastare, e si divertiranno a fare i biscotti. Impareranno il valore dell’attesa, della pazienza, guardando la magia della lievitazione. Chi cucina sa che bisogna essere costanti, bisogna ripetere sempre gli stessi gesti, cercando però ogni volta di ottenere il meglio, anzi cercando la perfezione. Inoltre ci vuole collaborazione, bisogna avere fiducia e pazienza con coloro che cucinano con noi, vivere l’umiltà e il servizio, la disciplina e l’ordine, ma anche la creatività, l’innovazione, la voglia di fare gruppo e di condividere successi e crescita.


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In un mondo sempre più virtuale, i nonni possono educare i loro nipotini anche preparando insieme a loro una crostata o le polpette.
Mi vengono in mente alcune parole di Jonah Linch, giovane prete americano e rettore del seminario della Fraternità dei Missionari di San Carlo. Nel suo libro Il profumo dei limoni – Tecnologia e rapporti umani nell’era di facebook(ed. Lindau) racconta: «Cosa c’entrano i limoni con la tecnologia? Un limone colto dall’albero ha la scorza ruvida. Se la si schiaccia un poco ne esce un olio profumato e d’improvviso la superficie diventa liscia. E poi c’è quel succo asprigno, così buono sulla cotoletta e con le ostriche, nei drink estivi e nel tè caldo! Tatto, olfatto, gusto. Tre dei cinque sensi non possono essere trasmessi attraverso la tecnologia. Tre quinti della realtà, il sessanta per cento.»

Ecco a che cosa serve la cucina: a raccontare quella parte della realtà, quel 60 % che non si trova nel computer.
Anche tra i fornelli si fa la conoscenza del mondo.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE

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