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La chiesa che si dice sia stata consacrata da San Michele Arcangelo

GARGANO,ST MICHAEL THE ARCHANGEL
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Philip Kosloski - pubblicato il 08/05/18
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La “celeste basilica” è considerata l’unica chiesa al mondo non consacrata da mani d’uomoIl santuario di Monte Sant’Angelo sul Gargano, a cui ci si riferisce più comunemente come al “Monte Gargano”, è situato su un’altura in una penisola circondata dal mare Adriatico. È fonte di molte storie leggendarie, tra le quali una che spiega perché è chiamata “celeste basilica”.

Nel 493 un vescovo locale venne esortato da un messaggero angelico a fondare una chiesa in una grotta vicina. Quando il presule vi arrivò, stava per pronunciare le preghiere necessarie per consacrare l’area come luogo in cui offrire il sacrificio della Messa, ma scoprì che i suoi servizi non erano necessari.

Un racconto popolare rivela molti eventi miracolosi avvenuti quel giorno:

Il vescovo di Siponto, insieme ad altri sette vescovi pugliesi, si recò in processione con il popolo e il clero di Siponto sul sacro luogo. Durante la processione accadde una cosa straordinaria: alcune aquile protessero i vescovi dai raggi del sole con le loro ali spiegate. Quando arrivarono alla grotta trovarono che vi era già stato eretto un altare primitivo, coperto con una tovaglia d’altare rossa e sormontato da una Croce; secondo la leggenda, inoltre, trovarono le orme di San Michele sulla roccia. Con immensa gioia il santo vescovo offrì il primo Sacrificio divino… La grotta è l’unico luogo di adorazione non consacrato da mani umane, e nel corso di secoli ha ricevuto il titolo di “celeste basilica”.



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Questa “dedicazione” viene celebrata ogni anno l’8 maggio, insieme a vari altri incontri con San Michele Arcangelo avvenuti in quel luogo sacro.

Nel Medioevo il Monte Gargano è diventato un punto centrale della devozione a San Michele, attirando pellegrini provenienti perfino dalla isole britanniche. Si crede che molte altre chiese dedicate a San Michele Arcangelo abbiano ricevuto ispirazione da questo santuario.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]