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L’incredibile storia della prima donna assunta in Vaticano

HERMINE SPEIER

Warburg I CC BY-SA 3.0

Xavier Le Normand - pubblicato il 07/05/18

Se in questi ultimi anni i Papi Benedetto XVI e poi Francesco hanno promulgato nomine femminili in Vaticano, essi seguono in realtà l’esempio del loro predecessore Pio XI, il Papa del periodo fra le due guerre. Nel 1934 i Musei Vaticani avevano assunto una tedesca, Hermine Speier.

Eletto nel 1922, Pio XI era un uomo che amava camminare. E allora quando la pioggia gli impediva di uscire con la talare bianca nei giardini vaticani faceva lunghe passeggiate nelle gallerie dei Musei del piccolo Stato, in compagnia dell’amico Bartolomeo Nogara, direttore dei Musei.




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Nel 1934 il Nogara gli propose di assumere Hermine Speier, brillante archeologa tedesca nata nel 1898. Una donna, dunque – non si era mai fatto, in Vaticano! – ma la cosa che avrebbe fatto risultare ancora più audace la scelta del Papa fu che si trattava anche di una ebrea. L’Europa era allora in piena tormenta antisemita.




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Oltre alle innegabili competenze della giovane donna, l’assunzione fu anche l’occasione per Pio XI di mostrare con destrezza la propria opposizione categorica alle leggi antisemite che la Germania nazista stava ordendo. Leggi che, del resto, avevano fatto perdere il posto a Hermine Speier: la donna era stata licenziata dall’Istituto Tedesco di Archeologia di Roma, come tutti i funzionari di fede giudaica.




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Se la Germania non seppe riconoscere le qualità dei suoi cittadini, altri avrebbero saputo farlo. E i Musei Vaticani avrebbero affidato vere responsabilità alla nuova recluta. La sua prima missione sarebbe stata quella di inventariare, classificare e archiviare 20mila negativi fotografici di opere d’arte. Poi, appena un anno più tardi, ella sarebbe stata incaricata di organizzare una collezione di arte etrusca legata ai Musei del Papa.

Come i primi cristiani

Nel 1939, alla vigilia della guerra, Pio XI morì e sarebbe toccato al suo vicinissimo collaboratore, il cardinale Eugenio Pacelli, essere eletto (prese il nome di Pio XII). Allorché la Germania nazista era più minacciosa che mai, mentre il Vaticano era circondato dall’Italia fascista, Pacelli non esitò a confermare la scelta di Pio XI di assumere la donna giudea.




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Quel medesimo anno, Hermine si convertì al cattolicesimo e ricevette per l’occasione un telegramma di felicitazioni del Romano Pontefice. Prova del reale affetto del Papa per questa donna che fino a quel momento non aveva condiviso la fede in Gesù Cristo.




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Malgrado il suo battesimo, Hermine Speier sarebbe sempre stata considerata ebrea dai nazisti che occuparono la città di Roma tra il 1943 e il 1944, e Pio XII si sarebbe incaricato personalmente della sua protezione. L’archeologa tedesca venne allora nascosta tra le religiose del convento delle Catacombe di Santa Cecilia! Se mai i nazisti si fossero spinti a perquisire il convento, ella sarebbe potuta fuggire nelle catacombe mediante un passaggio segreto. Come i primi cristiani…




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Dopo la guerra, Hermine Speier riprese il proprio lavoro ai Musei Vaticani. Le venne affidata la direzione della collezione delle antichità, e si sarebbe inaugurata allora una tradizione: da quel giorno infatti c’è sempre un tedesco nell’équipe che dirige i Musei del Papa.


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Dopo più di trent’anni al servizio della Santa Sede, Hermine andò in pensione alla fine degli anni ’60, e sarebbe morta nel 1989. La sua tomba riflette bene la sua vita: è sepolta in Vaticano nel cimitero teutonico.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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