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Cosa intendeva Gesù quando parlava di “iota”?

HEBREW ALPHABET

Leatflower | CC BY SA 4.0

Philip Kosloski - pubblicato il 07/05/18

Si riferiva a una lettera affascinante dell'alfabeto greco

Nel Vangelo di Matteo, Gesù dice: “In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto” (Mt 5, 18).

Cos’è un “iota”?

Secondo l’Israel Institute of Biblical Studies, “la lettera greca iota deriva dalla lettera ebraica yod. Il suo nome deriva dal termine ebraico yad (יד), che significa ‘mano’, perché ha la forma di un piccolo dito. Lo yod è così piccolo che a volte gli scribi antichi lo eliminavano dalle parole per risparmiare spazio”.

Chi ascoltava Gesù aveva familiarità con questa lettera, e comprendeva che intendeva dire che “nemmeno il minimo dettaglio verrà eliminato dalla Torah”, la Legge data a Mosè.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica sottolinea questo insegnamento, spiegando che “la Legge non è abolita, ma l’uomo è invitato a ritrovarla nella persona del suo Maestro, che ne è il compimento perfetto” (CCC 2053).

A Catholic Commentary on Holy Scripture ribadisce che “[Gesù] non è venuto ad abrogare ma a portare a perfezione, ovvero a rivelare la piena intenzione del legislatore divino. Il senso di questa ‘realizzazione’… è l’espressione totale della volontà di Dio nel vecchio ordine… Lungi dal morire…, il vecchio ordine morale deve rinascere a nuova vita, infusa con un nuovo spirito”.

È importante comprendere il background ebraico di Gesù, che aiuta a capire meglio la Scrittura e vari riferimenti che a volte possono confondere.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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