Ricorrenze secolari (in alcuni casi millenarie) che celebrano fondamenti antropologici universali cancellate da sbrigative circolari e giudizi sommari ad opera di minoranze aggressive con la connivenza di istituzioni e uffici pubblici
Questa vicenda, presente su diversi media, entra nella scia di quella di altri fatti e soprattutto con il loro racconto: la “registrazione alla nascita” di figli di due padri o di due madri. E fa tornare alla mente altri conflitti consumatisi tra le mura di edifici scolastici e al centro di un’agguerrita opinione pubblica: il tempo di Natale è ormai lontano ma la memoria di quanto un presepe potesse risultare offensivo forse è ancora fresca. Il valore conteso è quello del rispetto per le diversità ma si vede come precipiti rapidamente nel suo opposto.
I fatti sono ricostruiti da chi è stato da subito interpellato perché quello che si presentava come un sopruso venisse denunciato e scongiurato: l’associazione Comitato articolo 26, una realtà di genitori, insegnanti, specialisti che promuove e difende il primato educativo dei genitori, sancito anche dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, all’articolo numero 26, appunto.
Primi di marzo, siamo a Roma, presso l’asilo nido Chicco di Grando a Roma, nel quartiere Ardeatino. L’avviso che invita i papà a festeggiare con i propri figli la festa a loro dedicata è già stato affisso, scritto a mano, in diligente corsivo, incollato su cartoncino blu e corredato di disegni allusivi al tema: tazza di caffè, pane e marmellata, cucchiaino, latte.