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Un parroco assume due dipendenti per monitorare i bambini poveri del quartiere

SCHOOL CLASS

PHILIPPE DESMAZES I AFP

MichËle Picard (C), maire PCF de VÈnissieux, et Nadera Hamitouche (L), dÈlÈguÈe de parents-d'ÈlËves, enseignent ‡ des ÈlËves dont l'institutrice n'est pas remplacÈe depuis une semaine, le 15 fÈvrier 2011 dans une classe de maternelle du Groupe scolaire Jean Moulin ‡ Venissieux, pour dÈnoncer "les absences et les non-remplacements d'enseignants" qui sont "rÈcurrents" selon elle dans cette commune situÈe au sud de Lyon. AFP PHOTO/PHILIPPE DESMAZES / AFP PHOTO / PHILIPPE DESMAZES

Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 28/04/18

Accade a Novara con Don Carlo Bonasio, sacerdote del quartiere multietnico di Sant'Agabio

Famiglie povere e con bimbi piccoli: in loro soccorso arriva il parroco! Nel quartiere multietnico e più popoloso di Novara Don Carlo Bonasio, sacerdote di Sant’Agabio, ha deciso di assumere due persone: un’educatrice e un coordinatore di attività a favore dei bimbi di età compresa nella fascia 0-6 anni.

I loro stipendi saranno pagati dal progetto “Porte aperte” che ha come fulcro proprio il quartiere più popoloso e multietnico della città.

Il progetto

“Porte aperte” è formato da due “sotto-progetti”. “Cercasi neo-mamme” si preoccuperà di seguire le giovani madri e i loro bebè mentre “Genitori social” punta a creare un’associazione del per riunire le famiglie con bambini grazie all’aiuto di un’educatrice che proporrà occasioni di incontro e scambio. Inoltre il coordinatore seguirà i collegamenti tra persone e iniziative.


COMMUNION

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“Non siamo la banlieue

«L’isolamento è diventato un problema, le famiglie si ritrovano ad affrontare la vita quotidiana da sole – dice don Carlo Bonasio a La Stampa (25 aprile), che ha raccontato la sua storia – Il disagio limita le relazioni sociali e la capacità di accedere ai servizi che già esistono, i genitori spesso hanno bisogno di aiuto per gestire la casa e la famiglia». Ma il parroco avverte: «Non siamo la banlieue di Parigi, qui c’è una comunità anche se la povertà è tanta».

90 famiglie

Lo dimostrano i servizi offerta dalla parrocchia ai meno abbienti. Ogni mese, infatti, sono 90 le famiglie che si rivolgono al centro d’ascolto in parrocchia per avere cibo e vestiti della Mensa della fraternità, dell’Armadio disponibile e del Banco alimentare.




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Ritardo nello sviluppo

Il Comune, tra i partner dell’iniziativa, evidenzia che le azioni del progetto si concretizzeranno  «con il coinvolgimento dei partners (tra cui Caritas e altre associazioni cattoliche ndr), in vari modi. Innanzitutto si prevede un’attività di prevenzione, con la valutazione su problemi di ritardo nello sviluppo non certificati e la conseguente offerta a genitori e insegnanti di strumenti necessari per mettere in atto un intervento precoce, con percorsi diagnostici con eventuale successiva presa in carico da parte dell’Asl No quando necessario».

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