Nonostante la giovane età non avrebbe limitazioni. Ecco perché
I genitori del piccolo Alfie Evans potrebbero chiedere ad un sacerdote di conferirgli il sacramento dell’estrema unzione, oppure il bimbo è troppo piccolo?
Don Pierangelo Sequeri, sacerdote, preside del Pontificio istituto Giovanni Paolo II, spiega ad Avvenire (26 aprile) perché il sacramento sarebbe assolutamente valido. Ci sono almeno sei motivi che lo supportano.
No a concezioni “individualistiche”
Secondo il teologo da tempo è maturato nella coscienza ecclesiale e nel magistero autorevole «il superamento di una concezione individualistica e intellettualistica delle disposizioni necessarie per la ricezione della cresima e del sacramento eucaristico (il sacramento di tutti i sacramenti!), che recupera il ruolo determinante di una fede ricevuta e assimilata oltre l’uso di parola».
Leggi anche:
Alder Hey blindato: come e perché stanno isolando la famiglia di Alfie Evans
Prassi estese per analogia

Inoltre, prosegue Sequeri, «l’approfondimento della sussidiarietà parentale e comunitaria della fede della Chiesa estende per analogia, in particolari condizioni che la giustificano, la prassi (e la dottrina) già legittimamente e autorevolmente affermata a riguardo del battesimo degli infanti».
La tesi di Ratzinger
A sostegno di queste tesi, il teologo cita due documenti. Il primo è di Benedetto XVI:
«Venga assicurata anche la comunione eucaristica, per quanto è possibile, ai disabili mentali battezzati e cresimati. Essi ricevono l’Eucaristia nella fede anche della famiglia e della comunità che li accompagna» (Esortazione apostolica Sacramentum Caritatis, 2007, n. 58).
Leggi anche:
La preghiera da recitare per lottare insieme ad Alfie Evans
La Costituzione Apostolica
Il secondo è del 1972 ed è la Costituzione Apostolica Sacram Unctionem Infirmorum:
«Il sacramento dell’Unzione degli infermi viene conferito ai malati in grave pericolo» (cfr. CCC 1513).