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Alfie Evans può ricevere il sacramento dell’unzione degli infermi?

Alfie

Alfie's Army

Gelsomino Del Guercio - Aleteia Italia - pubblicato il 26/04/18

Nonostante la giovane età non avrebbe limitazioni. Ecco perché

I genitori del piccolo Alfie Evans potrebbero chiedere ad un sacerdote di conferirgli il sacramento dell’estrema unzione, oppure il bimbo è troppo piccolo?

Don Pierangelo Sequeri, sacerdote, preside del Pontificio istituto Giovanni Paolo II, spiega ad Avvenire (26 aprile) perché il sacramento sarebbe assolutamente valido. Ci sono almeno sei motivi che lo supportano.

No a concezioni “individualistiche”

Secondo il teologo da tempo è maturato nella coscienza ecclesiale e nel magistero autorevole «il superamento di una concezione individualistica e intellettualistica delle disposizioni necessarie per la ricezione della cresima e del sacramento eucaristico (il sacramento di tutti i sacramenti!), che recupera il ruolo determinante di una fede ricevuta e assimilata oltre l’uso di parola».


PROTEST W SPRAWIE ALFIEGO EVANSA

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Prassi estese per analogia

Kate James e Alfie
Kate James / Facebook

Inoltre, prosegue Sequeri, «l’approfondimento della sussidiarietà parentale e comunitaria della fede della Chiesa estende per analogia, in particolari condizioni che la giustificano, la prassi (e la dottrina) già legittimamente e autorevolmente affermata a riguardo del battesimo degli infanti».

La tesi di Ratzinger

A sostegno di queste tesi, il teologo cita due documenti. Il primo è di Benedetto XVI:

«Venga assicurata anche la comunione eucaristica, per quanto è possibile, ai disabili mentali battezzati e cresimati. Essi ricevono l’Eucaristia nella fede anche della famiglia e della comunità che li accompagna» (Esortazione apostolica Sacramentum Caritatis, 2007, n. 58).


ALFIE EVANS

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La Costituzione Apostolica

Il secondo è del 1972 ed è la Costituzione Apostolica Sacram Unctionem Infirmorum:

«Il sacramento dell’Unzione degli infermi viene conferito ai malati in grave pericolo» (cfr. CCC 1513).

Il “fattore” Francesco

Nel caso di Alfie, secondo Sequeri, a rendere valida l’unzione degli infermi è anche un ulteriore fattore. Cioè l’intervento di Papa Francesco, e quindi la mobilitazione della Chiesa per tenere in vita il bambino, certificano «ad abundantiam le condizioni di questa sussidiarietà della fede».


POPE FRANCIS - ALFIE EVANS

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Nelle braccia del Signore

Tutti questi aspetti sono determinanti per dire “Si”, senza remore, all’unzione degli infermi per Alfie: il sacramento incarna speranza e consolazione per i genitori, in primo luogo, nell’affidare il piccolo al Signore.

Non c’è motivo, chiosa il teologo, «per sollevare obiezioni di tipo legalistico all’applicazione della maternità parentale ed ecclesiale, già esercitata per il battesimo, anche per il sacramento dell’unzione degli infermi».


Alfie Evans protesto pais

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Una distinzione da considerare

Il professore Andrea Grillo, docente di Teologia Sacramentaria presso il Pontificio Ateneo Sant’Anselmo a Roma, sottolinea ad Aleteia che c’è una ulteriore questione di cui tener conto. E riguarda la differenza tra i sacramenti dell’iniziazione e i sacramenti di guarigione (riconciliazione e unzione degli infermi). «E’ del tutto normale – afferma Grillo – pensare che la guarigione cristiana riguardi la persona che è capace di ragionare. Una persona che a causa della sua malattia ha visto messa in crisi la propria fede e si è distaccata da Dio e dal prossimo».

L’età della ragione

C’è, dunque, un aspetto razionale che va preso in considerazione, legato all’età evolutiva e alla capacità di comprendere la realtà quotidiana. «La Chiesa identificava a 12 anni – precisa il teologo – l’età per poter ricevere un sacramento di guarigione, poi abbassata da alcuni decreti di Pio X, ad inizio novecento, a 7/8 anni. Un bambino di due anni, anche se malato grave, non avrebbe bisogno di ricevere questo sacramento. Non è privato di un diritto ma è riconosciuto in stato di grazia. E’ un’anima che non pecca, che non perde la fede. Ma questo non esclude che il sacramento non si possa celebrare analogicamente, forse più per i genitori che per lui».

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