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Dieci atteggiamenti spirituali per superare la crisi dei 40 anni

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Jacques Gauthier - pubblicato il 24/04/18

Jacques Gauthier, autore del libro "La crise de la quarantaine", parla a Nathalie Calmé di questa tappa a volte difficile da vivere

Poche persone sfuggono alla crisi di mezza età, soprattutto nelle nostre società moderne basate sulla ricchezza, sul successo e sul rendimento. Tutti vivono a modo loro questa fase di transizione che si estende più o meno dai 35 ai 45 anni. Si stanno abbandonando gradualmente le promesse della gioventù e si diventa attori della propria vita. L’infanzia sembra essere molto lontana e la morte più vicina.

Questa età è caratterizzata da bilanci, disillusioni e messa in discussione. È il momento di fare una pausa, come i calciatori che si prendono un attimo a metà della partita per riposare e ripensare alle proprie strategie. Quella di quarant’anni è una crisi di crescita, un’opportunità per crescere, nonostante gli squilibri e i timori. Dobbiamo approfittare dell’opportunità di essere in crisi e non sfuggirla, ma affrontarla con realismo.

I sintomi di questa crisi sono numerosi: solitudine, dubbio, mancanza di fiducia, periodi di depressione, mancanza di piacere nel fare ciò che si fa in genere, indifferenza nei confronti della vita, ambivalenza, necessità di avventura e cambiamento, difficoltà di sapere cosa si vuole, noia, consapevolezza della morte…

La crisi dei 40 anni ha anche una componente spirituale, e quindi la spiritualità può aiutare a superarla. In Francia, l’autore cattolico Jacques Gautier ha pubblicato un libro sull’argomento.

Qui la prima parte dell’intervista.

Per scoprire il desiderio e un nuovo impulso vitale, lei propone dieci atteggiamenti. Potrebbe spiegarne qualcuno?

In effetti ho proposto dieci fasi che portano all’incontro con se stessi, con il prossimo e con Dio. La prima è riconoscere l’insoddisfazione, che in genere è difficile da nominare. Proviamo un’ansia che corrisponde alla perdita di ciò che pensavamo di aver acquisito: giovinezza, fiducia, forza, popolarità, denaro, amore, sicurezza…

Cerchiamo la ragione ultima della nostra vita davanti alla morte, che si rende più presente. Questa impotenza di fronte al passare della vita obbliga la persona ad affrontare una realtà finora sconosciuta. Questo deserto benefico del cuore fa rinunciare alla popolarità e al prestigio. L’insoddisfazione provata in questa tappa produce un cambiamento che assomiglia a una specie di conversione.

L’esperienza della conversione, sia essa intellettuale, morale o religiosa, si manifesta all’inizio con insoddisfazione, ansia, angoscia. È un passaggio dalla morte alla vita, tanto caro al cristianesimo, una decentralizzazione dell’io in nome dell’amore. La Pasqua è il riferimento ultimo.

Nel momento della crisi dei quarant’anni, l’agitazione spirituale del credente è a volte paragonabile, a suo avviso, a una “notte mistica”…

La notte mistica nasce dal fondo della nostra miseria umana, dalla crisi del desiderio vissuta nei quarant’anni. Il credente confida in Dio. La sua fede gli fa comprendere misteriosamente che è Dio ad agire in lui. Lo invita alla pace del cuore facendolo passare per la notte dello scrutinio. Dio immerge il suo cuore nel vuoto e nell’aridità, mostrandogli ciò che è falso e oscuro: l’egoismo, l’orgoglio, l’aggressività, la dipendenza, la gelosia… Il Tutto illumina il suo lato distruttivo. Sapersi indegni di tale amore comporta un grande dolore.

La notte mistica va al di là di qualsiasi cosa si possa dire. Segna un passaggio, e i credenti che lo attraversano consapevolmente passano dalla notte all’aurora. La fede diventa allora più intima e universale, ma anche più oscura, come descrive bene il mistico per eccellenza della notte e dell’unione con Dio, San Giovanni della Croce, che mostra che la fede dà una luce che va al di là di quello che possono cogliere la ragione e i sensi. Essendo il termine di questa fede il Dio invisibile, inoltre, rimaniamo nella notte.

Sperimentiamo questa notte nella fede e nell’amore purificati nel fuoco dello scrutinio e della preghiera. Questa preghiera di semplice presenza si vive nel deserto del cuore. Spesso è arida e silenziosa. Il credente quarantenne diventa un immenso occhio di preghiera. Non dispera nella sua lunga Quaresima, sa che dopo una certa mattina di Pasqua Dio lavora in segreto nella parte più intima della sua notte. L’immagine di Dio brilla sempre più nei suoi occhi. Si è trasformata.

Nella tradizione cristiana, la notte mistica inizia dove comincia la contemplazione. Visto che non è più capace di meditare con i suoi sensi e le sue facoltà, la persona resta in pace e in silenzio. Si lascia amare dal suo Signore e beve dalla fonte senza sforzo. Si tratta solo di stare lì, di essere disponibile. Le tecniche di meditazione possono aiutare a sospendere i pensieri, ma non possono riempire il vuoto provocato da questa notte. Solo Dio, che porta questa notte, si incarica di abitarla in modo tanto sconcertante. Cristo diventa il modello di unione con Dio e il luogo in cui si radica l’esperienza di Dio.

Cristo è per il cristiano ciò che c’è di più umano e divino in lui. È il compagno delle sue lotte, il sostegno del suo essere. Ci invita a servire Dio non usandolo come una causa da difendere, una necessità da soddisfare, un’immagine da amare, un sogno da realizzare.

Leggete il seguito sul  blog di Jacques Gauthier.

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La crise de la quarantaine, Jacques Gauthier, Collezione Guide Totus, novembre 1999, 12 euro.

[Traduzione dallo spagnolo a cura di Roberta Sciamplicotti]

Tags:
spiritualità
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