“Il Santo Padre Francesco desidera festeggiare il giorno del suo onomastico insieme ai più bisognosi e ai senzatetto di Roma. Pertanto l’Elemosineria Apostolica distribuirà oggi, nel giorno in cui la Chiesa ricorda San Giorgio, 3.000 gelati alle persone che vengono quotidianamente accolte nelle mense, nei dormitori e nelle strutture della Capitale, gestite in gran parte dalla Caritas“. A comunicarlo è l’Elemosineria Apostolica, l’organismo della Santa Sede che si occupa di piccoli interventi caritativi oppure dell’estensione di benedizioni apostoliche in nome del Pontefice. Un comunicato scarno che però, in questi giorni di caldo inaspettato a Roma, fa pensare subito alla sollecitudine che Papa Francesco ha voluto dimostrare per i poveri che orbitano attorno a Piazza San Pietro.
Jorge (dunque Giorgio) Bergoglio è noto avere due passioni: il gelato alla frutta e il Mate, come rivelava Il Giornale qualche tempo fa, e quindi non è difficile capire che abbia voluto condividere questa passione con coloro a cui pensa più spesso, come le omelie e i discorsi di Francesco testimoniano, i poveri. Sempre al centro della Chiesa ci devono essere i poveri!
Tuttavia questa gentilezza legata al gelato, è qualcosa che il Papa aveva già sottolineato in una diversa occasione, il 25 ottobre scorso durante uno dei colloqui che Francesco ha avuto con Tv2000 nel corso del programma “Padre Nostro” in cui ricordava un episodio della sua infanzia:
“Ricordo una volta – continua – quando avevo cinque anni, tra i cinque e i sei, mi sono operato alla gola, non so come si dice in italiano, quando ti tagliano le…, in spagnolo è ami’gdalas (tonsille ndr). In quel tempo quell’operazione si faceva senza anestesia e ti facevano vedere il gelato che ti avrebbero dato. Poi ti mettevano qualcosa nella bocca aperta, ti prendeva l’infermiere, tu non potevi chiudere la bocca e il medico con una forbice tagliava tutte e due (le tonsille ndr) senza anestesia. Poi ti davano il gelato ed era finita. Quando sono uscito non potevo parlare per il dolore e papà ha chiamato una macchina, un taxi e siamo andati a casa. Ma quando siamo arrivati a casa papà ha pagato e io sono rimasto stupito. Ma perche’ papà paga quest’uomo? La prima domanda che ho fatto a papà dopo due giorni quando potei parlare, è: ‘Dimmi perché hai pagato quel signore della macchina. Ma non era tua la macchina? Io pensavo che mio papà fosse il padrone di tutte le macchine della città. Questa esperienza di un bambino davanti al padre che insegna, ci fa capire un po’ il rapporto con la grandezza di Dio ma anche con la vicinanza. È il Dio che è grande, il Dio della gloria, ma che cammina con te e ti dà pure il gelato quando è necessario”.