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Qual è il modo giusto di prendere la Comunione in mano?

KOMUNIA NA REKĘ

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padre Paulo Ricardo - pubblicato il 20/04/18

Tutto ciò che bisogna sapere per comunicarsi in modo rispettoso

L’educazione liturgica esige che a volte si ricordino cose che vengono date per scontate. La Comunione nella mano è permessa a chiunque desideri comunicarsi in questo modo.

Ma come ci si comunica nella mano? Bisogna prima conoscere le disposizioni richieste dalla Chiesa per comunicarsi in questo modo, visto che in molte occasioni i fedeli lo fanno male e in modo del tutto irrispettoso.

Si deve fare molta attenzione alla dignità del gesto, senza negare la presenza reale di Gesù Cristo nell’Eucaristia, come se si trattasse di un semplice pezzo di pane che può essere ricevuto in qualsiasi modo:

Pertanto, soprattutto in questo modo di comunicarsi sono da tenere ben presenti alcuni punti, consigliati dalla stessa esperienza. Si pongano cura ed attenzione assidue, specialmente ai frammenti che eventualmente si staccano dalle Ostie; ciò riguarda il ministro e il fedele, quando la Sacra Specie venga deposta nelle mani di chi si comunica. L’uso della santa Comunione nella mano dei fedeli deve essere accompagnato da una opportuna formazione, cioè dalla catechesi sulla dottrina cattolica sia circa la reale e permanente presenza di Gesù Cristo nelle Specie eucaristiche, sia circa il dovuto rispetto verso il Sacramento [1].




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I fedeli, nell’atto di fare la Comunione prendendola nella mano, e i ministri, distribuendo la Santa Comunione nella mano, devono conoscere e rispettare le determinazioni della Chiesa, per salvaguardare il rispetto e l’adorazione nei confronti del Signore realmente presente. Per questo, tutti devono osservare attentamente quanto segue:

Sembra utile richiamare l’attenzione sui passi seguenti:

1. La Comunione in mano, tanto quanto la Comunione in bocca, deve manifestare il rispetto nei confronti della presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Per questo bisognerà insistere, come facevano i Padri della Chiesa, sulla nobiltà dei gesti dei fedeli. I neobattezzati della fine del IV secolo ricevevano la regola di stendere entrambe le mani facendo “con la sinistra un trono per la destra, perché era questa che doveva ricevere il Re” (V Catechesi Mistagogica, n. 21; San Giovanni Crisostomo, Omelia 47).

2. Seguendo ancora i Padri, si dovrà insistere sull’“Amen” che il fedele dice in risposta alle parole del ministro: “Il Corpo di Cristo”. Questo “Amen” dev’essere l’affermazione della fede: “Quando chiedete la Comunione, il sacerdote dice: ‘Il Corpo di Cristo’, e voi dite: ‘Amen’, ‘è proprio così’; ciò che la lingua confessa, l’affetto lo conservi” (Sant’Ambrogio, De Sacramentis, 4, 25).

3. Il fedele che riceve l’Eucaristia in mano la porterà alla bocca prima di tornare al suo posto; si allontanerà appena, sempre rivolto verso l’altare, per permettere al fedele successivo di avvicinarsi.

4. È dalla Chiesa che il fedele riceve l’Eucaristia, che è la Comunione con il Corpo di Cristo e con la Chiesa. Ecco perché il fedele non deve prendere egli stesso la particola da un vassoio o da un cesto, come farebbe se si trattasse di pane comune o anche di pane benedetto, ma stende le mani per ricevere la particola dal ministro della Comunione.

5. Si raccomanderà a tutti, soprattutto ai bambini, la pulizia delle mani, per rispetto nei confronti dell’Eucaristia.

6. Sarà necessario in precedenza amministrare ai fedeli una catechesi sul rito, insistendo sui sentimenti di adorazione e sull’atteggiamento di rispetto che si richiede (cfr. Dominicæ Cœnæ, n. 11). Si raccomanderà loro di fare attenzione affinché non si perdano frammenti di pane consacrato (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, 2 maggio 1972, Prot. n. 89/71, in Notitiæ 1972, p. 227) [2].

7. I fedeli non saranno mai obbligati ad adottare la pratica della Comunione nella mano; al contrario, resteranno pienamente liberi di comunicarsi in un modo o nell’altro.


eucaristia sulla mano

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Queste norme e quelle che vengono raccomandate dai documenti della Sede Apostolica citati in precedenza hanno lo scopo di ricordare il dovere del rispetto nei confronti dell’Eucaristia indipendentemente dal modo in cui si riceve la Comunione.

I pastori di anime insistano non solo sulle disposizioni necessarie per la recezione della Comunione in modo fruttuoso, che in certi casi richiede il ricorso al sacramento della Penitenza; raccomandino anche l’atteggiamento esteriore di rispetto che nel suo insieme deve esprimere la fede del cristiano nell’Eucaristia.

Distribuendo la Santa Comunione nella mano, il ministero deve fare attenzione al fatto che chi si comunica la riceva degnamente, mettendo le mani a forma di croce, in attesa che il ministro vi collochi sopra la sacra Ostia, che sarà consumata davanti a lui. In questo modo si eviterà ogni pericolo di profanazione o sacrilegio: “Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli” [3].

Come dobbiamo quindi accostarci alla sacra Comunione? Come ci si deve comunicare?

  • Accostiamoci senza fretta al ministro che ci darà la Comunione e manteniamoci a una distanza ragionevole perché egli possa distribuirci facilmente la Comunione.
  • Mentre il fedele davanti a noi si comunica, chiniamoci in adorazione del Corpo di Cristo che stiamo per ricevere, o se preferiamo inginocchiamoci sull’inginocchiatoio, se c’è.
  • Il ministro che ci dà la Comunione dice “Il Corpo di Cristo”, e noi rispondiamo a voce alta “Amen”, perché egli ci senta chiaramente, visto che si tratta di una professione di fede. Questo “Amen”, professione di fede personale del cristiano davanti al Corpo reale del suo Signore, è stato commentato e spiegato molte volte nella Tradizione della Chiesa. Ascoltiamo, ad esempio, cos’ha detto al riguardo Sant’Agostino:

Se vuoi comprendere [il mistero] del corpo di Cristo, ascolta l’Apostolo che dice ai fedeli: ‘Voi siete il corpo di Cristo e sue membra’. Se voi dunque siete il corpo e le membra di Cristo, sulla mensa del Signore è deposto il mistero di voi: ricevete il mistero di voi. A ciò che siete rispondete: ‘Amen’ e rispondendo lo sottoscrivete. Ti si dice infatti: ‘Il Corpo di Cristo’, e tu rispondi: ‘Amen’. Sii membro del corpo di Cristo, perché sia veritiero il tuo Amen [4].


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  • Una volta detto “Amen”, possiamo comunicarci nella mano o direttamente in bocca. Dicevano i Padri della Chiesa:

Veneriamolo [il Corpo di Cristo] con tutta la purezza del corpo e dell’anima. Accostiamoci a lui con un ardente desiderio, e mettendo le mani a forma di croce riceviamo il Corpo del Crocifisso [5].

  • Se decidiamo di comunicarci nella mano, dobbiamo mettere la mano sinistra sopra la destra. Non prediamo l’Ostia in aria, ma aspettiamo che il ministro la collochi tra le nostre mani, che formano come un trono preparato per ricevere il grande Re.
  • Fatto questo, comunichiamoci immediatamente e davanti al sacerdote. Bisogna anche fare attenzione a che non resti sulla nostra mano alcuna particola, nella più piccola delle quali l’intero Cristo resta presente.
  • Se la Comunione viene distribuita sotto le due specie, dobbiamo seguire le indicazioni che ci offrono il diacono o il sacerdote. È bene ricordare, in ogni caso, che non è mai permesso “al comunicando di intingere da sé l’ostia nel calice, né di ricevere in mano l’ostia intinta” [6].

Riferimenti:

1. Congregazione per il Culto Divino, Istruzione Immensæ caritatis, 29 gennaio 1973.
2. Congregazione per il Culto Divino, Notificazione sulla Comunione nella Mano, 3 aprile 1985 (Prot. n. 720/85); cfr. Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile (CNBB), Direttorio della Liturgia e dell’Organizzazione della Chiesa in Brasile 2012. Brasilia, 2011, pp. 31-32.
3. Congregazione per il Culto Divino, Istruzione Redemptionis Sacramentum, 25 marzo 2004, n. 92.
4. Agostino di Ippona, Discorso 272.
5. Giovanni Damasceno, De fide orthodoxa, 4.13.
6. Congregazione per il Culto Divino, Istruzione Redemptionis Sacramentum, 25 marzo 2004, n. 104.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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