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Sapete qual è il culto più gradito a Dio? Risponde Papa Francesco

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Aleteia - pubblicato il 18/04/18

Pregare con fervore tutti i giorni, partecipare alla Messa, ricevere e vivere i sacramenti, fare l’Adorazione Eucaristica… Sono varie le forme di culto a Dio, ma quale sarà quella che gli risulta più gradita? Quale preghiera vuole che recitiamo? E in che modo?

Nella sua terza esortazione apostolica, Gaudete et exsultate, il cui tema è la santità, Papa Francesco offre l’unica risposta possibile a questa domanda. Nel documento, chiarisce che “il nostro culto è gradito a Dio quando vi portiamo i propositi di vivere con generosità e quando lasciamo che il dono di Dio che in esso riceviamo si manifesti nella dedizione ai fratelli”.

Il Papa ci ricorda così che uno dei criteri che Dio usa per “valutare” la nostra vita è il rapporto che abbiamo con i fratelli. Non che questo escluda la necessità della preghiera, al contrario: secondo Francesco, è la preghiera che trasforma la nostra vita “alla luce della misericordia”.




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Il Santo Padre ricorre a San Tommaso d’Aquino per sottolineare quali sono le opere che manifestano meglio il nostro amore nei confronti di Dio, e ricorda anche che Tommaso diceva che non dobbiamo praticare il culto a Dio “con sacrifici e con offerte esteriori a vantaggio suo, ma a vantaggio nostro e del prossimo: Egli infatti non ha bisogno dei nostri sacrifici, ma vuole che essi gli vengano offerti per la nostra devozione e a vantaggio del prossimo. Perciò la misericordia con la quale si soccorre la miseria altrui è un sacrificio a lui più accetto, assicurando esso più da vicino il bene del prossimo”.

E quando si parla di misericordia, come non ricordare Madre Teresa di Calcutta? Nel documento, Papa Francesco cita anche una frase della santa per esemplificare la questione: “Sì, ho molte debolezze umane, molte miserie umane. […] Ma Lui si abbassa e si serve di noi, di te e di me, per essere suo amore e sua compassione nel mondo, nonostante i nostri peccati, nonostante le nostre miserie e i nostri difetti. Lui dipende da noi per amare il mondo e dimostrargli quanto lo ama. Se ci occupiamo troppo di noi stessi, non ci resterà tempo per gli altri”.


Mother Teresa Pope

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Alla fine del capitolo dedicato alla questione, Francesco mette in guardia dal consumismo edonista e da alcune forme di intrattenimento che possono rubare il nostro tempo, facendo sì che ci ripieghiamo sempre di più su noi stessi. Per questo, il Papa suggerisce di cercare una vita più felice, attraverso la diffusione del Vangelo:

“Il cristianesimo è fatto soprattutto per essere praticato, e se è anche oggetto di riflessione, ciò ha valore solo quando ci aiuta a vivere il Vangelo nella vita quotidiana. Raccomando vivamente di rileggere spesso questi grandi testi biblici, di ricordarli, di pregare con essi e tentare di incarnarli. Ci faranno bene, ci renderanno genuinamente felici”.

[Traduzione dal portoghese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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