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La lezione di Miriam: una suora eremita che non pronuncia una parola da 16 anni

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Anna Malec - pubblicato il 18/04/18

Vive nel convento carmelitano dell'Amore Misericordioso di Stettino (Polonia). Come capire la sua scelta in un mondo tanto pieno di parole?

Miriam conduce una vita incredibile, che alcuni potrebbero definire contro natura. È innaturale perché siamo creati come esseri sociali ed entriamo in relazione con gli altri, senza i quali non possiamo esprimerci pienamente, direbbero alcuni, aggiungendo che questo tipo di vita potrebbe portare a un disordine mentale. Vediamo cosa può dirci una donna che è rimasta in silenzio negli ultimi 16 anni.

Miriam della Croce può davvero dirci molto, anche se vive tra le mura del convento di Stettino. Qual è il suo messaggio? Possiamo leggerlo nelle sue pubblicazioni e dedurlo da chi l’ha incontrata.

Per le sue consorelle è colei che le sostiene con la sua preghiera silenziosa e testimonia il valore del silenzio, offrendo la possibilità di un incontro profondo con Dio. Per chi la circonda, è un punto interrogativo e a volte un punto esclamativo. Come si può comprendere la sua scelta in un mondo tanto pieno di parole?

Il suo eremo è una piccola abitazione separata dal muro di cinta del convento carmelitano. Contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare, non è situata nel folto di un bosco o nell’angolo più sperduto di un villaggio remoto, in un luogo inaccessibile.

Il convento carmelitano dell’Amore Misericordioso, in cui si trova l’eremo di Miriam, è un elemento centrale del distretto di Golęcin di Stettino. Fuori dalle sue mura si trovano una scuola elementare, una clinica oncologica, una casa per ritiri, un ufficio parrocchiale e un presbiterio, nonché un ambulatorio e un ricovero notturno gestiti dalla Caritas, la più grande entità caritativa polacca gestita della Chiesa. È quindi un luogo circondato dal viavai della vita quotidiana, ed è qui che possiamo incontrare l’unica donna della Polonia ad aver fatto il voto di silenzio perpetuo.

Miriam l’eremita – una vocazione nella vocazione

Miriam della Croce sta in silenzio da 16 anni. Possiamo dire che abbia scoperto una vocazione all’interno della vocazione.

Descrive così la sua esperienza:

“È estremamente difficile esprimere a parole quanto sia felice la vita nell’amicizia con Nostro Signore e nel contatto incessante con Lui. È un Amico così fedele, generoso, tenero, gentile, divertente, ingegnoso e amorevole! È un’amicizia che soddisfa tutti i desideri del cuore umano, che guarisce tutte le ferite e ti libera da ogni limitazione. Ha pietà della nostra debolezza e mostra una generosità senza pari”.

Suor Miriam è entrata nel convento carmelitano di Częstochowa. È arrivata a Stettino 35 anni fa, nel 1983, quando le è stata affidata la missione di fondare una nuova comunità. Dopo un po’ di tempo ha capito che Dio la invitava a fare cose più grandi. Non sarebbe stata una suora “ordinaria”, e ha deciso di diventare eremita.

Ha seguito la sua chiamata, per quanto l’idea potesse sembrare folle. Visto che la Congregazione vaticana per gli Istituti di Vita Consacrata ha espresso l’opinione che fosse impossibile vivere da eremita nella spiritualità carmelitana, Miriam è stata sollevata dai suoi voti nell’Ordine carmelitano, e il 28 febbraio 1988 ha preso i voti da eremita davanti al vescovo Kazimierz Majdański. Nel 2001 ha fatto voto di silenzio perpetuo.

“Il suo volto è come il sole”

La suora, che negli ultimi trent’anni ha vissuto nell’eremo del Sacro Cuore di Gesù, è davvero sorprendente. Iga, che visitava spesso il convento di Stettino, ha osservato: “Il suo volto è come il sole! L’ho incontrata il giorno della festa del santo patrono, quando poteva essere avvicinata per gli auguri. Se si potesse leggere lo stato del cuore di qualcuno dall’aspetto del suo volto, direi che è davvero in pace. È stato un incontro breve ma memorabile. Rispondevo alle domande che lei… non poneva. Avevo l’impressione che fosse un dialogo in cui mi chiedeva come mi chiamassi e cosa facessi nella vita, e rispondevo a quelle domande tacite. Miriam ha uno sguardo profondo, gentile, appassionato e dinamico”.

All’inizio degli anni Novanta, a suor Miriam è stata affidata un’altra missione, simile a quella che l’aveva portata a Stettino. Per tre anni, su richiesta del vescovo locale, ha supportato una congregazione appena fondata delle Suore Discepole della Croce. È diventata la responsabile del consiglio della Congregazione e ha dato un’impronta indelebile alla sua spiritualità. È stata la sua ultima “missione esterna”.

Qualche anno fa, nel 2013, Miriam ha indossato l’abito da eremita, una sorta di scapolare, simbolo di adozione volontaria dell’umiliazione e della sofferenza per la gloria di Gesù e la salvezza del prossimo.

Questo ha segnato il terzo e più alto livello della professione monastica, che ha avuto origine nella tradizione ortodossa, a significare l’ingresso in uno stato vicino a quello degli angeli e adottato in occasioni molto rare.

Perché resto in silenzio?

Com’è oggi la vita di un’eremita? La suora prevalentemente prega, digiuna, prende parte alla Santa Messa nella cappella del convento e dipinge icone, che si possono trovare nella cappella del convento carmelitano e in vari altri luoghi. Sono vere e proprie opere d’arte, un esempio di bellezza nata da un profondo silenzio.

In una lettera intitolata “Perché resto in silenzio”, pubblicata su Więź monthly (11/2006), suor Miriam ha osservato di essere certa che esista uno stretto legame tra il silenzio e la parola.

“Il voto del silenzio non è contro la natura umana? Me lo sono chiesta anch’io. Il silenzio è sicuramente molto difficile per la nostra natura, e anche per me, ma la vita sociale umana è possibile grazie a certe dialettiche di silenzio e parola, contemplazione e impegno, liberazione dai desideri terreni e amore per il mondo, ecc. Il ruolo del silenzio nella comunicazione interpersonale, nelle relazioni, sembra quindi fondamentale e realmente necessario per ottenere armonia. È la comunicazione che ha luogo nello spirito umano, in cui si originano consapevolezza, gentilezza, attenzione all’altro, calore e rispetto. C’è una stretta correlazione tra il silenzio e la parola, visto che tutto nasce dal silenzio”.

La vita di Miriam, anche se può sembrare estremamente difficile, è anche uno splendido messaggio sull’esistenza del Mistero, che non può essere scandagliato come non lo può essere la vita di Miriam l’eremita, anche se possiamo provare a coglierne almeno un barlume.

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]

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