Incontro a Santa Marta tra Francesco e il papà di Alfie. Al termine dell’udienza generale il Papa ha voluto di nuovo attirare l’attenzione sul bimbo inglese e su Vincent Lambert, ricordando con forza che l’unico padrone della vita, dall’inizio alla fine naturale, è Diodi Sergio Centofanti
Papa Francesco stamattina ha ricevuto a Casa Santa Marta Thomas Evans, il padre del piccolo Alfie, il bimbo inglese di quasi 2 anni affetto da una malattia neurodegenerativa non conosciuta e ricoverato presso l’Alder Hey Children’s Hospital di Liverpool, i cui medici vorrebbero “staccagli la spina” perché – dicono – è nel suo “miglior interesse”. I suoi genitori invece vogliono trasferirlo all’Ospedale Bambino Gesù di Roma, che si è detto disposto ad accoglierlo per assisterlo fino alla fine. Il trasferimento è stato negato sia dai medici che dai giudici. Si è in attesa dell’ultima parola della Corte suprema.
Al termine dell’udienza generale, il Papa ha pronunciato queste parole:
“Attiro l’attenzione di nuovo su Vincent Lambert e il piccolo Alfie Evans, e vorrei ribadire e fortemente confermare che l’unico padrone della vita, dall’inizio alla fine naturale, è Dio! E il nostro dovere, il nostro dovere è fare del tutto per custodire la vita. Pensiamo in silenzio e preghiamo”.
Ogni malato sia curato in modo adatto alla sua condizione
Al termine del Regina Coeli di domenica, il Papa era tornato sul caso di Alfie, citando anche quello del francese Vincent Lambert, al quale l’ospedale di Reims dov’è ricoverato ha annunciato di voler staccare nutrizione e idratazione assistite. Francesco aveva affidato entrambi alla preghiera di tutti, così come altre persone in diversi Paesi che “vivono, a volte da lungo tempo, in stato di grave infermità, assistite medicalmente per i bisogni primari”. “Sono situazioni delicate – aveva detto il Pontefice – molto dolorose e complesse. Preghiamo perché ogni malato sia sempre rispettato nella sua dignità e curato in modo adatto alla sua condizione, con l’apporto concorde dei familiari, dei medici e degli altri operatori sanitari, con grande rispetto per la vita”. Il 4 aprile scorso il Papa in un tweet aveva chiesto di fare “tutto il necessario per continuare ad accompagnare con compassione il piccolo Alfie Evans” e di ascoltare “la profonda sofferenza dei suoi genitori”.
Il miglior interesse di Alfie: essere curato
Per il giurista Filippo Vari, docente di diritto costituzionale all’Università europea di Roma e vicepresidente del Centro studi “Rosario Livatino”, la decisione di non trasferire Alfie è molto grave “perché abbiamo un bambino gravemente malato e ci sono ospedali seri, come il Bambino Gesù, che nel loro codice etico hanno anche il rifiuto dell’accanimento terapeutico, che sono disposti a farsi carico della sua assistenza. Però ai genitori viene impedito di portare Alfie in questi ospedali sulla base di un presunto miglior interesse del bambino”. La cosa veramente preoccupante – sottolinea – “è che questo presunto miglior interesse del bambino viene valutato in contrasto con quello che dicono i genitori, che hanno ancora la loro responsabilità verso il bambino e che hanno dimostrato di essere persone degne di fede, e poi si pone un alternativa non tra diverse cure da somministrare al bambino, ma si dice invece che, siccome il bambino potrebbe soffrire nel trasferimento in un altro ospedale, allora la soluzione migliore è quella di cessare le cure, con la conseguenza che poi il bambino morirà”.